Dalle sparatorie al mistero dei collegamenti: un’indagine a tutto campo per fare luce sull’omicidio del Brigadiere Carlo Legrottaglie e i “circuiti delinquenziali”
TARANTO (EN24) – Dal tragico giovedì 12 giugno, gli inquirenti brindisini sono al lavoro senza sosta per fare piena chiarezza sulla drammatica uccisione del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, sulla successiva fuga e la morte del pregiudicato Michele Mastropietro, e sull’arresto di Camillo Giannattasio. Le domande che attanagliano gli investigatori sono molteplici e cruciali: perché i due si trovavano insieme nella Ypsilon nera? Perché sono fuggiti di fronte ai carabinieri, difendendosi fino a uccidere il carabiniere Legrottaglie, e perché Mastropietro si è spinto fino a farsi uccidere? Qual era l’obiettivo del colpo che avrebbero dovuto portare a termine quella mattina? Agivano da soli o per conto di altri?

Il brigadiere capo Carlo Legrottaglie

L’area in cui è stato ucciso il carabiniere a Francavilla Fontana
Le indagini, al momento senza risposte ufficiali, si concentrano su ogni dettaglio. La figura di Michele Mastropietro, morto durante il conflitto a fuoco, è ben nota alle forze dell’ordine. Pregiudicato e già autore di azioni delittuose di spessore in passato, come gli assalti ai portavalori, la sua storia criminale è delineata. Al contrario, la fisionomia di Camillo Giannattasio, incensurato ma custode di un vero e proprio arsenale – pistole, fucili, coltelli a serramanico, smartphone, una maschera da gorilla, una parrucca nera, una paletta di segnalazione, un passamontagna e numerosi walkie talkie – è ancora sfuggente e oggetto di profondo studio.
Il ritrovamento di questo abbondante materiale nel garage di Giannattasio a Carosino, e di una pistola clandestina nella sua abitazione, ha spinto il GIP Francesco Maccagnano del tribunale di Taranto a delineare un primo profilo inquietante. Come si legge nell’ordinanza di convalida dell’arresto, «le circostanze messe in evidenza sono chiaramente indicative del fatto che Giannattasio sia coinvolto in attività delinquenziali strutturate, professionali, tali da coinvolgere plurimi soggetti». E ancora il GIP ha sottolineato che «le circostanze sono tali da imporre di ritenere che Giannattasio non si sia limitato a detenere per conto terzi armi clandestine, ma sia stato pienamente coinvolto, sino a pochi giorni fa, in attività criminali di elevato spessore».

L’arresto di Camillo Giannattasio, 59 enne di San Giorgio Ionico risultato incensurato
Questa tesi si rafforza considerando che sia la custodia delle armi e delle altre “res” utilizzabili in “reati contro il patrimonio di tipo violento”, sia «la frequentazione con Mastropietro, persona apparentemente coinvolta nelle medesime attività delinquenziali», portano il GIP a ritenere che «la spregiudicatezza e la pericolosità del Giannattasio appaiono tali da imporre di ritenere che sia incardinato entro strutturati circuiti delinquenziali e sia proclive a commettere delitti contro il patrimonio ed in materia di armi». Attualmente, Camillo Giannattasio è detenuto nel carcere di Taranto con le accuse di ricettazione e detenzione illegale di armi, e ha scelto di non rispondere alle domande del GIP. Il fascicolo è stato ora trasmesso alla Procura di Brindisi, che, in collaborazione con i Carabinieri, ha avviato l’indagine sull’omicidio del brigadiere per dare un senso compiuto all’intera vicenda.
L’ipotesi di «strutturati circuiti» nei quali Giannattasio potrebbe essere incardinato apre scenari investigativi ampi. Gli inquirenti stanno approfondendo ogni possibile contatto con bande operanti nel Brindisino e nel Tarantino, al fine di verificare eventuali azioni coordinate o “colpi” da realizzare. Nel frattempo, la progressione della fuga dei due malviventi, da Francavilla Fontana – dove sono stati intercettati dalla pattuglia dei carabinieri – fino alle campagne di Grottaglie, non presenta più zone d’ombra.
La loro Ypsilon si è schiantata contro un muretto quasi subito. I carabinieri, scesi per identificarli, sono stati bersaglio di colpi d’arma da fuoco, ed è qui che il brigadiere Legrottaglie è stato colpito a morte. I banditi sono fuggiti a piedi, dando il via a un inseguimento concitato verso Grottaglie. La svolta è avvenuta alle 11:15, quando un giovane ha riferito al commissariato di Grottaglie che sua zia, mentre era in campagna, era stata avvicinata da due uomini che le avevano chiesto acqua e l’uso della sua auto. Al rifiuto della donna, i due avevano ripreso la fuga. La certezza che si trattasse dei due malviventi ha messo in moto la macchina organizzativa dei Carabinieri di Francavilla Fontana e della Questura di Taranto con gli agenti grottagliesi.

Il pregiudicato Michele Mastropietro, rimasto ucciso nel conflitto a fuoco con i poliziotti
I due erano ormai in trappola. Mastropietro ha continuato a girarsi verso gli inseguitori, sparando incessantemente verso i poliziotti, nonostante l’arma si sia inceppata un paio di volte, restando senza colpi in canna. Giannattasio, al contrario, alla prima intimazione di stop, si è fermato, ha alzato le braccia e si è consegnato senza aver mai sparato un colpo. L’epilogo è stato tragico: durante l’ultimo conflitto a fuoco, Mastropietro si è accasciato ferito al petto. Gli agenti hanno tentato di tamponare la ferita sanguinante, ma il personale del 118 non ha potuto che constatarne la morte. Tre agricoltori al lavoro nei loro campi hanno assistito da lontano alla scena, divenendone testimoni oculari.
Sull’intera vicenda è intervenuto l’On. Dario Iaia, deputato tarantino di Fratelli d’Italia e avvocato penalista, esprimendo la sua posizione in merito alle indagini a carico dei due poliziotti coinvolti nella sparatoria.
L’Onorevole Iaia ha dichiarato con fermezza: «L’iscrizione del registro degli indagati dei due poliziotti coinvolti nella sparatoria dopo l’omicidio del brigadiere capo Carlo Legrottaglie rappresenta certamente, secondo il nostro codice di procedura penale, un atto dovuto. Ciò che ora occorre pretendere è che le indagini si concludano entro pochissimi giorni e che il Pubblico Ministero avanzi quanto prima richiesta di archiviazione nei confronti dei due “indagati” e che la stessa venga accolta dal GIP in tempi rapidi. Tutto questo può avvenire senza alcun problema. Ciò che sarebbe intollerabile, di fronte all’evidenza dei fatti, è che le indagini si trascinassero per mesi, costringendo i due rappresentanti delle forze dell’ordine e le loro famiglie a subire il peso di un lungo procedimento, seppur nella fase delle indagini preliminari.»
Sottolineando l’aspetto delle spese legali, Iaia ha poi aggiunto: «Per quanto concerne le spese legali, queste chiaramente dovranno essere tutte a carico dello Stato, anche grazie al Decreto “Sicurezza”, con il quale abbiamo raddoppiato l’importo. E’ auspicabile che il Parlamento lavori, così come sta facendo, per migliorare questa norma ed evitare così anomalie che possano apparire incomprensibili ai più. Intanto, esprimo profonda gratitudine e vicinanza nei confronti dei due agenti di Polizia.»
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