Nonostante le promesse di risparmio, le società controllate dalla Regione Puglia non riducono i costi, alimentando polemiche e criticità di gestione
di Redazione
BARI (EN24) – L’eredità di Michele Emiliano alla guida della Regione Puglia si rivela ancora pesante sul fronte dei conti pubblici. Dopo le numerose critiche della Corte dei Conti, che aveva evidenziato come le società partecipate e controllate dalla Regione abbiano continuato a registrare costi elevati e perdite significative, la situazione attuale sembra lontana dall’essere risolta. A giugno scorso, il rapporto della magistratura contabile aveva già messo in luce come il livello di debiti delle società regionali avesse superato i due miliardi di euro, con un miglioramento del costo del lavoro che però non è riuscito a bilanciare l’aumento delle spese di gestione e i debiti accumulati.
In quella fase, Emiliano aveva inviato una lettera a tutti i dirigenti e dipendenti della Regione e delle sue società, invitandoli a interrompere i rapporti con il governo Netanyahu a causa del “genocidio di inermi palestinesi”. Ora, con l’addio di Emiliano e l’insediamento del nuovo governatore Antonio Decaro, le promesse di riduzione degli sprechi sembrano restare lettera morta.
Secondo l’ultimo report approdato in giunta regionale, nessuna delle sette società sotto controllo regionale ha attuato realmente politiche di contenimento dei costi. Acquedotto Spa, InnovaPuglia, Aeroporti di Puglia, Puglia Valore Immobiliare, Terme di Santa Cesarea, Puglia Sviluppo e Aseco non hanno registrato riduzioni nelle spese di funzionamento. Anzi, in tre casi – Acquedotto, Puglia Sviluppo e Terme di Santa Cesarea – le spese per consulenze sono addirittura aumentate, superando i limiti previsti.
In particolare, Acquedotto pugliese ha incrementato le spese di 17 milioni di euro rispetto al 2024, giustificando l’aumento con il rinnovo del contratto collettivo e altre voci di spesa come costi legali, assicurazioni e marketing. Per le consulenze, Aqp ha spiegato di aver sostenuto 639.000 euro durante la fase di transizione, mentre Aeroporti di Puglia ha attribuito il maggior incremento alle spese legate all’organizzazione del G7, anche se ha sostenuto che l’aumento dell’8,44% è comunque inferiore alla crescita del traffico aereo registrata nel 2024.
Anche InnovaPuglia, società strategica dedicata all’innovazione, ha visto un’impennata dei costi, passando da 7 milioni a 12 milioni di euro, con un aumento significativo in rapporto al valore della produzione. La società Aseco, invece, non ha fornito dati aggiornati nonostante le ripetute richieste di chiarimento da parte della Regione.
Secondo le normative vigenti, la Regione ha il potere di vigilare e intervenire qualora si evidenzi un mancato rispetto degli obiettivi di contenimento della spesa, anche revocando incarichi e nomine di vertice. Tuttavia, la vera sfida ora passa nelle mani del nuovo governatore Decaro, chiamato a tradurre in azioni concrete le promesse di risparmio e gestione più efficiente.
Intanto, la situazione resta critica: le società partecipate continuano a sforare i limiti di budget, alimentando il malcontento tra cittadini e stakeholder. La politica regionale si trova di fronte a un bivio, tra la necessità di riformare un sistema ormai troppo spesso vittima di sprechi e inefficienze, e la volontà di mantenere sotto controllo i costi senza compromettere i servizi essenziali. La palla ora passa a Decaro, chiamato a invertire la rotta e restituire credibilità a un sistema pubblico in evidente difficoltà.

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