Il Governo esulta per la “salvezza” dell’acciaieria, con il Ministro Pichetto che assicura un “presidio ambientale rafforzato”, ma il Comune di Taranto e le istituzioni locali esprimono forte dissenso sulla tutela della salute e la reale decarbonizzazione.
Di Salvatore Stano
ROMA (EN24) – Il destino dell’ex Ilva di Taranto continua a essere un nodo cruciale per l’Italia, un crocevia in cui si intrecciano le esigenze della produzione industriale, la salvaguardia dell’occupazione e la tutela della salute pubblica. La recente notizia del rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha riacceso il dibattito, con posizioni divergenti tra il Governo e le istituzioni locali.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha accolto con entusiasmo il via libera all’AIA, definendolo un passo fondamentale per la “salvezza” dell’ex Ilva e, di conseguenza, della siderurgia e dell’industria italiana. Urso ha sottolineato come l’autorizzazione rappresenti un “ponte” in attesa del piano di piena decarbonizzazione, essenziale per trasformare Taranto nel polo siderurgico più avanzato e “green” d’Europa. L’obiettivo è ambizioso: permettere all’Italia di essere l’unico Paese europeo pienamente decarbonizzato, pur mantenendo una forte produzione siderurgica competitiva. Secondo il Ministro, senza l’AIA, il rischio concreto sarebbe stato la chiusura dell’impianto, con ricadute sociali ed economiche devastanti, interessando fino a 20-25mila lavoratori tra Taranto e il Nord Italia. L’AIA, provvisoria e con durata di 12 anni, permette all’ex Ilva di produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, usando gli attuali tre altiforni (di cui uno operativo), in attesa dei nuovi forni elettrici previsti dal piano di decarbonizzazione.

Gilberto Pichetto Fratin (ANSA)
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha confermato il buon esito della Conferenza dei servizi per il rilascio della nuova AIA, sottolineando come il documento “assicuri il miglioramento delle performance ambientali”. Pichetto ha dichiarato che, con il riesame dell’AIA, si rafforza il “presidio ambientale su uno dei siti industriali più complessi del Paese”, garantendo che le prescrizioni previste dalla Commissione siano coerenti con gli obiettivi di decarbonizzazione e con la necessaria tutela della salute dei cittadini. Il documento, ha precisato il MASE, contiene 470 prescrizioni e ha recepito tutte le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il sindaco Piero Bitetti
Tuttavia, l’ottimismo del Governo si scontra con il fermo “parere negativo motivato” espresso dal Comune di Taranto, dalla Regione Puglia e dalla Provincia di Taranto. Il sindaco Piero Bitetti ha evidenziato l’assenza di certezze sulla salute dei cittadini, ribadendo la “gravità e persistenza del rischio sanitario” documentato da Arpa, Asl, OMS e Istituto Superiore di Sanità. Il Comune ha chiesto un rinvio dell’istruttoria in attesa dell’Accordo di Programma interistituzionale per la decarbonizzazione e ha denunciato la mancanza di un piano concreto di decarbonizzazione da parte del gestore. Bitetti ha insistito sulla necessità di una “valutazione sanitaria preventiva, non posticipata”, proponendo prescrizioni vincolanti come la dismissione graduale del ciclo integrale, il monitoraggio ambientale potenziato e la sorveglianza epidemiologica attiva. Il suo orizzonte è chiaro: il superamento del ciclo integrale altamente impattante, poiché “Taranto ha già dato troppo” e ha diritto a un futuro sano, sostenibile e sicuro.

La nave rigassificatrice BW Singapore, ormeggiata a circa 8,5 chilometri al largo di Ravenna
Un ulteriore elemento di incertezza riguarda la nave rigassificatrice nel porto di Taranto, fondamentale per la decarbonizzazione dello stabilimento. La decisione in merito è stata rimandata al 31 luglio, accogliendo la richiesta del sindaco Bitetti.
In sintesi, mentre il Governo celebra l’AIA come una vittoria per l’occupazione e l’industria, con il Ministro Pichetto a garanzia del potenziamento delle misure ambientali, le istituzioni locali e una parte della cittadinanza vedono in essa una proroga di un modello produttivo che continua a minacciare la salute e l’ambiente. La sfida di Taranto rimane quella di conciliare lo sviluppo industriale con la tutela della vita dei suoi cittadini, un equilibrio precario che necessita di risposte concrete e impegni non più rimandabili.
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