Gaza, l’allarme dell’Oms: la fame come le bombe

Gaza, l'allarme dell'Oms: la fame come le bombe

Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità riporta le drammatiche testimonianze di genitori che raccontano come i loro figli siano ormai stremati dall’assenza di cibo. Sul terreno ancora raid senza sosta: da stamattina almeno 10 le vittime. L’inviato Usa Witkoff vede in Sardegna il ministro israeliano Dermer e il premier qatariota Al Thani

Roberto Paglialonga – Città del Vaticano

La fame come le bombe. Da giorni ormai si susseguono, incessanti, gli appelli della comunità internazionale, delle organizzazioni umanitarie, della Chiesa, perché a Gaza — in attesa che qualcosa si muova nelle trattative per lo stop ai combattimenti in corso a Doha — si metta fine almeno alla morte per fame della popolazione. Una strage — «ingiustificata e inaccettabile» l’ha definita il patriarca di Gerusalemme dei latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa — di cui ogni giorno si contano decine di morti.

Grave carenza idrica

Ieri è toccato al direttore generale dell’Organizazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, denunciare l’altissimo numero di persone “che muoiono per fame di massa” e “l’aumento fatale dei decessi legati alla malnutrizione”. E presentare le testimonianze strazianti di «genitori che ci raccontano come i loro figli piangano fino ad addormentarsi” per la spossatezza e la debilitazione dovute all’impossibilità di mangiare. “La crisi alimentare, ha proseguito, è accelerata dal crollo degli impianti di distribuzione degli aiuti e dalle restrizioni all’accesso. Il 95% delle famiglie di Gaza si trova ad affrontare una grave carenza idrica, con un accesso giornaliero ben al di sotto del minimo necessario per bere, cucinare e per l’igiene”. Secondo l’Onu e altre organizzazioni nelle prime due settimane di luglio, su 56.440 bambini provenienti da diverse aree dell’enclave, quasi 5.000 soffrivano di malnutrizione acuta e 838 di malnutrizione estrema.

Aiuti umanitari col contagocce

È necessario consentire un ingresso costante e massiccio di aiuti. Forse non basterebbe a risolvere in toto la situazione, ma se non altro aiuterebbe ad alleviare le sofferenze. Invece, questi rimangono bloccati ai confini con la Striscia per le restrizioni imposte da Israele. Il blocco vero e proprio in teoria è finito a metà maggio, con la creazione della Gaza Humanitarian Foundation: ma i suoi luoghi di distribuzione sono diventati luoghi di violenza e di morte, presso i quali, come avvenuto drammaticamente in questi giorni, la folla viene spesso presa di mira mentre si trova in fila per il cibo. Ieri il Cogat (l’organizzazione israeliana per il coordinamento delle attività governative nei Territori) ha comunicato l’ingresso di 70 camion. Un numero chiaramente irrisorio (prima del conflitto entravano a centiania ogni giorno), una goccia nel mare ampiamente insufficiente a soddisfare la benché minima necessità salvavita.

Il presidente Herzog: Israele agisce “secondo il diritto internazionale”

Il presidente israeliano, Isaac Herzog, recandosi in visita a Gaza per la prima volta dal 7 ottobre, ha dichiarato che Israele “agisce secondo il diritto internazionale” e “sta fornendo aiuti umanitari”, accusando “Hamas e il suo popolo di aver tentato di sabotare questi aiuti”. Affermazioni che suscitano perplessità, anche perchè nel frattempo le operazioni militari continuano senza sosta. Stamane ancora una decina di vittime in raid nel centro e nel sud della Striscia, riferiscono fonti mediche degli ospedali delle zone colpite; mentre il ministro della Difesa, Israel Katz, minaccia di “aprire le porte dell’inferno a Gaza”, se gli ostaggi detenuti dagli islamisti non verranno rilasciati.

In Sardegna incontro tra Witkoff, Dermer e Al Thani

Su questo fronte e su quello del cessate-il-fuoco si attende da tempo una svolta dai negoziati in Qatar. L’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, è atterrato in mattinata a Olbia, in Sardegna, dove dovrebbe vedere il ministro israeliano, Ron Dermer, e il premier qatariota, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, per cercare di trovare una quadra sull’intesa. Si vedrà.

Le parole dell’arcivescovo di York, rappresentante della Church of England

Intanto anche l’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, massimo rappresentante anglicano della Church of England in attesa della nomina dell’arcivescovo di Canterbury, nell’esprimere solidarietà alla comunità cristiana della Sacra Famiglia colpita giovedì scorso («non ci sono scuse per il bombardamento dei luoghi di culto»), ha levato il suo «grido contro questo barbaro assalto alla vita e alla dignità umana» in corso a Gaza. E chiesto la fine di «violenza, fame e disumanizzazione inflitte alla popolazione». Nella Striscia si muore da 22 mesi: guerra e stragi devono finire subito.

 

 

FONTE: VATICAN NEWS

Be the first to comment on "Gaza, l’allarme dell’Oms: la fame come le bombe"

Leave a comment