Il podio dell’anima: perché il vero traguardo è conoscere noi stessi

Oltre la vittoria e la sconfitta, lo sport come specchio delle nostre fragilità e potenzialità.

di Marco Musiello

 

 

 

 

Vincere è un vantaggio o uno svantaggio?

Tutti noi, a un certo punto della nostra vita, pratichiamo uno sport. L’attività sportiva è il motore che ci dà la spinta per affrontare la giornata. Proprio come il cibo nutre il nostro corpo, lo sport nutre la nostra mente e il nostro spirito. Se non abbiamo questa consapevolezza, rischiamo di non conoscerci a fondo. Per questo, dobbiamo prima imparare a capire noi stessi: le nostre abitudini, le nostre necessità e i nostri bisogni per affrontare ogni sfida quotidiana.

Lo sport come conoscenza di sé

Conoscere noi stessi ci permette di far funzionare al meglio il nostro corpo e di attivare il “motore” che ci guida nella vita. Lo sport funziona allo stesso modo. Basta conoscere le regole e i meccanismi della disciplina che scegliamo, perché ci porta a una più ampia comprensione di tutte le categorie sportive. È vero, ogni sport è diverso, ma tutti ci permettono di misurarci con le nostre capacità.

La competizione: un ostacolo da superare?

Pensiamo a una gara di macchine, dove i piloti si affrontano in una competizione diretta. Il punto è questo: cosa succede quando un pilota arriva primo? A volte, il vincitore potrebbe non sentirsi davvero arrivato primo, perché crede che qualcun altro meritasse di più quella vittoria. Magari l’altro corridore ha commesso qualche errore durante la gara, ma ha dimostrato una maggiore tenacia o abilità che lo renderebbe più degno. Invece, il pilota che ha vinto potrebbe sentirsi in colpa, come se il suo successo fosse dovuto solo a una fortuna. Questo lo fa sentire inferiore all’altro, nonostante la classifica lo dichiari vincitore, come se il suo protagonismo lo avesse reso invincibile, ma allo stesso tempo lo avesse classificato come “ultimo” moralmente.

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