L’ex presidente di Confagricoltura Puglia definisce la scelta una violazione dello spirito della Campionaria: «Una decisione grave che compromette i rapporti economici e culturali».
di Salvatore Stano
TARANTO – È una lettera formale, datata 1 luglio scorso, a innescare un’accesa polemica che sta scuotendo l’autonomia e la storia della Fiera del Levante. Con una comunicazione inviata alla presidente dell’ente Fiera, Simonetta Lorusso, e a quello della Nuova Fiera del Levante, Gaetano Frulli, il sindaco di Bari, Vito Leccese, ha imposto l’esclusione dello Stato di Israele e dei suoi rappresentanti dalla prossima Campionaria.
Nella missiva, Leccese si fa portavoce della posizione ufficiale del Consiglio comunale, dichiarando “non gradita, per le prossime edizioni… la partecipazione in qualsiasi forma dello stato di Israele o di suoi rappresentanti fino a quando non porrà fine all’intervento militare nella striscia di Gaza e alla sistematica violazione dei diritti umani“. La lettera menziona anche il riconoscimento da parte della Corte penale internazionale dei crimini di guerra e contro l’umanità attribuiti al primo ministro e al ministro della Difesa israeliani. Il sindaco invita i vertici della Fiera a “porre in essere ogni adempimento utile a dare seguito a quanto deliberato”, citando lo statuto della Fiera che esclude soggetti “collusi con il terrorismo“.

Vito Leccese, con il ministro Adolfo Urso e il governatore Michele Emiliano, alla scorsa edizione della Campionaria
Questa ingerenza politica ha scatenato la reazione del centrodestra. Il consigliere comunale di Taranto Luca Lazzàro, già ex presidente di Confagricoltura Puglia, ha criticato aspramente la decisione, sottolineando come la Fiera del Levante non sia “proprietà di un sindaco né possa essere piegata a logiche ideologiche di parte“. Lazzàro ha ricordato che l’ente è stato concepito come un ponte tra culture e popoli, un luogo per il dialogo e non per imporre veti.
Per Lazzàro, la scelta di escludere Israele è “grave e sbagliata” non solo perché viola lo spirito fondativo della Fiera, ma anche perché rischia di “compromettere rapporti economici e culturali fondamentali“. Ha citato specificamente la collaborazione con Israele nel campo della dissalazione delle acque, una risorsa preziosa per l’agricoltura pugliese messa in ginocchio dalla siccità. Il consigliere ha infine ribadito che la politica estera è competenza esclusiva dello Stato italiano, esortando il presidente Frulli a “revocare immediatamente questo provvedimento che nulla ha di istituzionale e molto ha di ideologico“.
A fare eco a Lazzàro sono anche altri esponenti di Fratelli d’Italia: l’europarlamentare Francesco Ventola, il senatore Ignazio Zullo e il deputato Dario Iaia. In una nota congiunta, hanno ribadito che la Fiera è nata per essere la “porta aperta verso l’Oriente” e che ospita attori economici, non partiti o governi, chiedendo ufficialmente la revoca del veto. L’Ambasciata di Israele in Italia ha definito la scelta “dannosa per i cittadini pugliesi“. La situazione, a quanto pare, è in fase di valutazione da parte del presidente Frulli.
La polemica ha diviso anche il centrosinistra. Il deputato del Partito Democratico Claudio Stefanazzi si è dissociato, preoccupato che il veto possa impedire a cittadini e imprese israeliane di partecipare. Di parere opposto il consigliere regionale Michele Mazzarano (ex Pd), il quale ha affermato che le “norme internazionali sul genocidio” impongono alle istituzioni di “contrastare, fermare, sabotare e non incorrere in correità di massacri“, e che la Regione Puglia e il Comune di Bari si sono schierati “dalla parte giusta della storia“.
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