Mentre il centrodestra annuncia i primi comitati per il sì, opposizioni e M5S ancora divisi sulla strategia e sui rischi della riforma
di Redazione
ROMA – Nel dibattito sulla riforma della giustizia, si intensifica la corsa alla costituzione di comitati a sostegno del referendum confermativo. Mentre alcuni leader del centrodestra hanno già annunciato le proprie iniziative, le forze di opposizione e alcuni alleati sono più cauti, cercando di mantenere un equilibrio tra mobilitazione e posizioni critiche.
Da Forza Italia arriva la prima ufficializzazione e Maurizio Lupi annuncia un comitato per il sì, sottolineando che la riforma non intacca l’autonomia dei giudici, ma mira a rafforzarne la terzietà per tutelare i cittadini. «Per questa ragione, abbiamo deciso di sostenere il sì», spiega Lupi. Anche Antonio Tajani si dice pronto a istituire un comitato, ma con l’obiettivo di parlare di giustizia, non di mettere bandiere politiche.
Il centrodestra si prepara a formalizzare la richiesta di referendum: domani consegneranno le firme dei parlamentari, raccolte già da oggi. Ignazio La Russa rivendica con orgoglio l’anticipo, affermando: «Siamo stati i primi; ora tocca agli elettori decidere». La Cassazione avrà 30 giorni di tempo per emettere l’ordinanza di convocazione.
Dentro la coalizione, Giorgia Meloni intende contribuire attivamente alla strategia di comunicazione, per garantire che il referendum venga interpretato come un passaggio importante e non come un referendum personale contro di lei. L’obiettivo è ottenere una larga vittoria, capace di rafforzare la posizione del governo in vista delle elezioni del 2027.
Il dibattito si focalizza anche sul merito della riforma: si punta su argomentazioni di giuristi e politici, ma si fa leva anche sull’emotività, coinvolgendo vittime di errori giudiziari o ingiustizie. La caccia ai testimonial è già iniziata, con incontri tra chi ha subito ingiustizie e chi è stato troppo a lungo indagato.
Dall’altro lato, l’opposizione si muove con cautela. Il Pd ha schierato il partito per il no, anche se tra i suoi stessi esponenti ci sono dubbi e riserve. Tra questi, Goffredo Bettini valuta l’ultima mossa: «Se il referendum diventerà un modo per Meloni di sbriciolare tutto, all’ultimo momento voterò no». Elly Schlein punta a creare un fronte unito delle forze di opposizione, ma le difficoltà nel trovare una strategia condivisa sono evidenti.
Il Movimento 5 Stelle si mantiene sulla posizione di incertezza, lasciando aperta la decisione sul comitato unico. Giuseppe Conte denuncia come la riforma possa rendere più forti il governo e i politici, mentre altri come Daniela Ruffino di Azione invitano a riflettere: «Chi è garantista dovrebbe votare sì».
In questa fase di forte confronto, si delineano le prossime mosse di una partita che potrebbe avere ripercussioni decisive sul futuro della giustizia e dello scenario politico italiano.

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