Il governo apre alla prospettiva di ingresso dello Stato, mentre il fondo statunitense propone di rilevare l’ex siderurgica di Taranto con un euro e di espandere la produzione
di Redazione
ROMA (EN24) – L’attenzione sul destino dell’Ilva di Taranto si riaccende con un’offerta che fa discutere: il fondatore del Flacks Group, Michael Flacks, si presenta come nuovo potenziale protagonista della vicenda, proponendo un investimento simbolico di un euro per rilevare l’acciaieria e rilanciarla con un piano industriale ambizioso. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Flacks in un’intervista a Bloomberg, il suo gruppo mira a creare circa 8.500 posti di lavoro e a raddoppiare la produzione di acciaio fino a 4 milioni di tonnellate all’anno, con un impegno finanziario che si aggira tra i 500 milioni e il miliardo di euro in una fase futura.
Il governo italiano, rappresentato dal ministro Adolfo Urso, si mostra cauto ma aperto alla possibilità di un coinvolgimento statale. Pur riconoscendo che al momento non vi sono le condizioni per un ingresso diretto dello Stato nell’ex Ilva, Urso ha ricordato che l’articolo 43 della Costituzione riserva allo Stato, attraverso esproprio, alcune categorie di imprese in circostanze specifiche, come impianti di energia, servizi pubblici essenziali o situazioni di monopolio. Tuttavia, ha precisato che tali condizioni non si applicano attualmente alla vicenda Ilva.
Il ministro ha inoltre richiamato i precedenti internazionali, facendo riferimento ai casi francese e inglese di nazionalizzazione delle aziende. In particolare, la Francia ha approvato una legge di nazionalizzazione di Mittal con un indennizzo di 3 miliardi di euro, anche se questa legge non è ancora stata approvata dal Senato.
Nel frattempo, ieri si è conclusa la fase di presentazione delle offerte vincolanti per l’acciaieria tarantina. Entro la scadenza delle ore 24, i commissari hanno valutato le proposte di due soggetti rimasti in gara: il fondo statunitense Bedrock Industries e la cordata composta da Flacks Group e Steel Business Europe, società slovacca del settore siderurgico. La procedura, avviata a settembre e inizialmente aperta a dieci manifestazioni di interesse, ha visto dunque ridursi il perimetro delle offerte, concentrandosi su un sito di importanza strategica per la siderurgia nazionale.
Durante un’audizione al Senato sul nuovo decreto riguardante l’ex Ilva, il ministro Urso ha sottolineato che le offerte saranno attentamente valutate dai commissari, che intendono promuovere un vero e proprio piano di rilancio produttivo. Il ministro ha anche evidenziato i danni causati dalla precedente gestione aziendale, stimati in circa 5,7 miliardi di euro, legati a mancate manutenzioni e alla vendita di quote di produzione.
Non sono mancate le critiche da parte di esponenti dell’opposizione e di alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle, come il vicepresidente Mario Turco e la capogruppo in commissione Industria Sabrina Licheri. Questi hanno accusato il ministro Urso di autoassolversi e di scaricare responsabilità sui governi precedenti, senza riconoscere che, a tre anni dall’insediamento del governo Meloni, non si sono ancora trovate soluzioni concrete per il rilancio dell’industria siderurgica italiana.

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