Le convocava nel suo studio in ospedale con l’altoparlante, poi le violenze: arrestato e licenziato primario a Piacenza. In 45 giorni filmati 32 abusi sulle colleghe

La denuncia di una donna e le accuse dei pm: le vittime si trovavano in stato di prostrazione, nel reparto c’era un clima di omertà. In 45 giorni 32 episodi filmati in ospedale dalla polizia

di Alessandro Fulloni

La scena raccontata dalla dottoressa che ha firmato la denuncia è choccante. La donna — siamo all’inizio di gennaio — entra nello studio del primario per discutere del piano ferie. Senonché lui, Emanuele Michieletti, 60 anni, responsabile del reparto di Radiologia dell’ospedale di Piacenza, secondo il racconto a verbale chiude immediatamente a chiave la stanza, sbatte la collega contro un mobile, la violenta. Un’aggressione interrotta dall’arrivo di un terzo medico che bussa alla porta. Sconvolta, la dottoressa si rivolge poi alla direzione della Ausl emiliana. Segnala l’accaduto, i dirigenti la sostengono. Viene firmata la denuncia che atterra sul tavolo della procuratrice Grazia Pradella.

Da ieri Michieletti è agli arresti domiciliari e le accuse che gli sono piombate addosso al termine dell’indagine della squadra mobile diretta da Michele Saglio sono quelle di violenza sessuale aggravata e atti persecutori. Sconcertante il quadro raccontato dalle carte giudiziarie su ciò che accadeva nel reparto. Le violenze ai danni di dottoresse e infermiere sarebbero state continue. Le telecamere piazzate dagli investigatori nello studio del primario, ora licenziato  — con l’utenza intercettata — ne hanno contate 32 in 45 giorni.

Ma in questa vicenda c’è pure un corollario che comprende la paura di denunciare da parte di alcune delle presunte vittime e ciò che gli inquirenti definiscono, senza mezzi termini, «l’omertà» di quel reparto che ha ostacolato l’indagine. Le condotte del medico per gli investigatori erano «note da tempo» e lo stesso Michieletti se ne sarebbe vantato con alcuni colleghi uomini tanto da ricevere «suggerimenti» su come regolarsi nel corso di quegli incontri. Ed è anche per questo che secondo gli inquirenti il clima in ospedale «era gravemente omertoso ed autoreferenziale».

Poi c’è il caso di un’altra dottoressa che aveva inizialmente denunciato il primario, salvo ripensarci nel giro di poche ore per «timore — si legge nel comunicato della Questura — delle conseguenze lavorative e professionali». Dalle testimonianze, Michieletti — nato a Vercelli e laurea a Milano, assai noto a Piacenza per essere spesso intervistato dalla stampa cittadina — viene descritto come «potente», sia per il suo incarico, sia per le sue «conoscenze».

Secondo gli investigatori, il medico, «di fatto, compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo ufficio» anche se in alcuni casi i rapporti, sempre nell’orario di lavoro, sarebbero stati «consenzienti».

Ma in linea di massima «le richieste erano espressione di atteggiamenti prevaricatori, evidenziati dalle riprese audio-video». Non solo. «Le flebili resistenze delle vittime, ormai in stato di prostrazione, erano vinte di volta in volta, ed ogni giorno ricominciavano nuovi abusi».

Quanto al reato di stalking, ravvisato in almeno due casi, per la Procura si configura con la «continuità con cui le vittime» — «turbate» quando venivano convocate nello studio in ospedale addirittura con chiamate tramite l’altoparlante — erano «costrette a subire» molestie e violenze «con il timore di ripercussioni nel caso avessero scelto di sottrarsi».

La Ausl di Piacenza sta valutando come procedere nei confronti del medico e non è esclusa la costituzione di parte civile. Sulla vicenda sono intervenute anche le associazioni professionali. Per Ester Pasetti (Anaao regionale) «le donne sono, loro malgrado, in una posizione di “inferiorità” anche in ambiti professionalizzati e nei quali sono maggioranza, purtroppo silenziosa». Per Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione medici) su questi fatti «non bisogna aver paura di denunciare».

 

 

fonte: CORRIERE DELLA SERA

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