Le plastiche possono decomporsi in condizioni ambientali comuni? Sembra di sì

SOPA Images/SIPA / AGF - Lamu, Kenya. Sacchi di rifiuti di plastica raccolti sulle rive dell'Oceano Indiano, pronti per essere portati a un impianto di riciclaggio

AGI – Ricercatori della Rutgers University hanno dimostrato che è possibile progettare plastiche capaci di decomporsi in condizioni ambientali comuni, grazie a una strategia chimica che replica il principio con cui i polimeri naturali come DNA e proteine si rompono alla fine del loro ciclo vitale. Lo studio, pubblicato su Nature Chemistry, mostra che l’inserimento controllato di gruppi funzionali nella struttura dei polimeri permette di programmare la loro degradazione senza modificarne la resistenza durante l’uso e offre una potenziale risposta alla crescente produzione globale di rifiuti plastici.

Nel lavoro, il gruppo coordinato da Yuwei Gu ha ricreato nei polimeri sintetici un elemento strutturale tipico dei polimeri biologici: minuscoli gruppi “helper” integrati nella catena molecolare che indeboliscono i legami chimici quando attivati. Questa disposizione, definita dai ricercatori una sorta di “pre-piegatura” della struttura, accelera il processo di rottura di migliaia di volte rispetto alle plastiche tradizionali. La degradazione può essere modulata variando l’orientamento dei gruppi funzionali o attivata da stimoli come luce ultravioletta o ioni metallici.

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