Leone XIV: con l’allenamento quotidiano dell’amore si costruisce un mondo nuovo

Papa Leone XIV presiede nella Basilica vaticana la Santa Messa nella Solennità della Santissima Trinità

Nella Solennità della Santissima Trinità, il Papa presiede la Messa in Basilica vaticana per il Giubileo dello Sport che, dice, è “un mezzo prezioso di formazione umana e cristiana” perché insegna la collaborazione, valorizza la concretezza dello stare insieme. Ricorda “la vita semplice e luminosa” di Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, che sarà santo il 7 settembre, e le parole di Paolo VI sul contributo dello sport nel riportare pace e speranza in una società sconvolta dalla guerra

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Lo spirito di collaborazione e dell’incontro, il richiamo alla concretezza dello stare insieme: sono i valori che lo sport può insegnare e che lo rendono, oggi, un mezzo prezioso di formazione umana e cristiana. Così Papa Leone XIV nell’omelia della Messa presieduta stamani nella Basilica vaticana – non in piazza san Pietro a causa delle temperature molto alte di questi giorni – in cui salda l’immagine del Dio Trinità – oggi se ne celebra la Solennità – con la bellezza e le sfide dell’esperienza sportiva la quale, come sottolineava già san Paolo VI, può incidere nella promozione della pace tra i popoli. Un aspetto che viene tradotto in invocazione nella preghiera universale che, tra le intenzioni, chiede il dono di sapienza e intelligenza per i governanti, “perché possano indicare ai popoli la via per una società più fraterna e solidale”. L’agostiniano Prevost anche all’inizio dell’omelia si rifà al fondatore del suo ordine ed evidenzia come nel teologo Trinità e sapienza “sono intimamente legate. La sapienza divina – precisa – è rivelata nella Santissima Trinità, e la sapienza ci porta sempre alla verità”.

La Basilica di san Pietro (@Vatican Media)

A concelebrare, davanti a 6.500 fedeli, per lo più atleti e dirigenti sportivi, sono i cardinali José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, e Mauro Gambetti, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, arciprete della Basilica di san Pietro. Otto i vescovi, 250 i sacerdoti. Tra i presenti in assemblea, il presidente del CIO, Thomas Bach e il ministro italiano dello Sport, Andrea Abodi, Aurelien Diesse, judoka francese, campione olimpionico, l’ex nazionale di calcio italiano, ora sindaco di Verona, Damiano Tommasi.

La Trinità è una danza d’amore

Dio è una danza. Attinge ai Padri della Chiesa, il Papa nell’omelia, per evidenziare le peculiarità della relazione tra le tre persone della Trinità. Cita san Salonio di Ginevra, san Gregorio Nazianzeno per sottolineare l’aspetto di un Dio che si diverte, che gioca, che si compiace con gioia di donarsi alle creature. “Dio non è statico, non è chiuso in sé. È comunione, viva relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che si apre all’umanità e al mondo”, ricorda il Pontefice. È in questo dinamismo che trova aggancio l’agonismo sportivo.

Ecco perché lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità: perché richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo, si riduce a una sterile competizione di egoismi.

Essere sportivi è “giocarsi”, darsi per gli altri

Leone XIV ricorre più di una volta a ciò che diceva san Giovanni Paolo II, proverbiale sportivo, quando parlava dello sport come di una festa, di una dimensione in cui far prevalere la gratuità e lo spirito di amicizia al di là di ogni fine puramente edonistico o consumistico. Osserva pure come nella lingua italiana, per esprimere il tifo, si usa dire “Dài!”: in fondo indica proprio l’incitamento a offrire tutto sé stessi per la gara. Sul piano generale della vita, riflette il Pontefice, è praticamente vale lo stesso principio.

Si tratta di darsi per gli altri – per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico, anche per gli avversari – e, se si è veramente sportivi, questo vale al di là del risultato.

Un momento della celebrazione

Lo sport colma le solitudini

Il Papa osserva come le società contemporanee siano sempre più portate all’individualismo, siano segnate dalla solitudine, poiché il baricentro si è spostato dal ‘noi’ all”io’. È proprio qui che lo sport può riequilibrare questo slittamento, riposizionare pesi e priorità, grazie all’innesco che suscita di uscire da sé, grazie a quel movimento che soprattutto nel gioco di squadra è fondamentale.

Può così diventare uno strumento importante di ricomposizione e d’incontro: tra i popoli, nelle comunità, negli ambienti scolastici e lavorativi, nelle famiglie!

Lo sport contro la fuga nel virtuale

Secondo Papa Prevost, inoltre, lo sport può servire come antidoto “contro la tentazione di fuggire in mondi virtuali”, nella misura in cui aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta. Più precisamente:

In una società sempre più digitale, in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale.

I campioni non sono macchine infallibili

Il Papa non dimentica di evidenziare che essere realmente sportivi significa accettare anche di perdere, consapevoli che un risultato al di sotto delle aspettative non è un fallimento, anzi, ciò porta a misurarsi con il valore della fragilità e quindi anche con la possibilità di rialzarsi, di nutrire speranza. “I campioni non sono macchine infallibili”, ricorda, e aggiunge:

In una società competitiva, dove sembra che solo i forti e i vincenti meritino di vivere, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto, nell’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione.

Alcuni tra i presenti alla Santa Messa con partecipanti al Giubileo dello Sport

Il ruolo dello sport nel riportare la pace

“Nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo”: il Vescovo di Roma si sofferma su questo dato alla luce della vita del beato Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, che sarà canonizzato il prossimo 7 settembre. Una vita “semplice”, la sua, che può essere di esempio per considerare quanto l’allenamento può incidere sulla vita personale ma anche sull’evangelizzazione e sulla promozione della pace. Quest’ultimo aspetto, di cogente attualità, lo rammentava bene san Paolo VI nel discorso ai membri del C.S.I., vent’anni dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, quando parlava dello sport come della ‘condizione prima e indispensabile di una società ordinata, serena, costruttiva’.

Maria orienti verso la vittoria piena dell’eternità

Papa Leone XIV considera una vera “bellissima” missione quella che la Chiesa affida agli sportivi: essere “riflesso di Dio Trinità” anche per il bene dei fratelli. Il Successore di Pietro esorta a lasciarsi coinvolgere “con entusiasmo: come atleti, come formatori, come società, come gruppi, come famiglie”. Infine, rimanda alla Madre di Gesù, così discreta ma così piena di sollecitudine, di dinamismo, di “corsa” verso Dio e i gli altri, come Papa Francesco amava ricordare. La preghiera di Prevost:

Chiediamo a Lei di accompagnare le nostre fatiche e i nostri slanci, e di orientarli sempre al meglio, fino alla vittoria più grande: quella dell’eternità, il “campo infinito” dove il gioco non avrà più fine e la gioia sarà piena

Il giro in papamobile in piazza san Pietro

Alla fine della celebrazione, il Papa si concede a un giro in piazza san Pietro sulla papamobile. Ad attenderlo numerosissimi fedeli. Passa attraverso i settori sotto la calura ormai estiva. Si ferma in diversi punti per fare un segno di croce sulla fronte di bambini che gli vengono avvicinati, il tempo di carezza su cappellini colorati mentre cori anche in spagnolo si levano da più parti. C’è anche oggi un clima di grande festa, di respiro globale, di desiderio di esprimere al Vescovo di Roma affetto e sostegno. Leone XIV risponde con tanta solarità e si mostra generoso, giocoso, magnanimo nei saluti, bacia un crocifisso che gli viene consegnato dalla folla, prende una caramella da una bambina. È pienamente sintonizzato alle parole appena pronunciate. Sceso dall’auto, sul sagrato il Papa prosegue nel saluto avvicinandosi a quanti hanno raggiunto le file prospicienti i bordi, qualcuno sale sulle sedie per guadagnare una foto, un video, tanti i giovani tra cui spiccano i riconoscibili Scout in divisa, tanti al riparo di ombrelli sotto un sole cocente.

Opporsi a ogni forma di violenza e sopraffazione

Qui, infine, il Pontefice leva i suoi appelli per la pace nel mondo. Lo fa ripartendo proprio dal messaggio che è nel cuore dell’omelia della Messa appena conclusa:

Vi esorto a vivere l’attività sportiva, anche ai livelli agonistici, sempre con spirito di gratuità, con spirito “ludico” nel senso nobile di questo termine, perché nel gioco e nel sano divertimento la persona umana assomiglia al suo Creatore. Mi preme poi sottolineare che lo sport è una via per costruire la pace, perché è una scuola di rispetto e di lealtà, che fa crescere la cultura dell’incontro e della fratellanza. Sorelle e fratelli, vi incoraggio a praticare questo stile in modo consapevole, opponendovi ad ogni forma di violenza e di sopraffazione. Il mondo oggi ne ha tanto bisogno! 

I suoi appelli guardano al mondo ferito: Nigeria, Myanmar, Repubblica Democratica del Congo, Medio Oriente, Ucraina. La preghiera corale dell’Angelus affida alla Vergine gli aneliti di concordia per i popoli lacerati dai conflitti.

 

fonte: VATICAN NEWS

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