Nel giorno della Dedicazione della Basilica Lateranense, il Papa all’Angelus invita ad allargare lo sguardo: da quello artistico a quello spirituale per meglio cogliere il mistero della Chiesa. La sua santità – afferma – risiede nell’amore di Dio per “le sporche mani degli uomini”, piene però della sua presenza
Negli occhi del Papa ci sono ancora le meraviglie della Basilica Lateranense, lasciata poco prima delle 11.30 dopo la Messa per celebrare la Dedicazione della Cattedrale della diocesi del Pontefice e sede del successore di Pietro. In essa – afferma Leone XIV nella catechesi dell’Angelus, davanti a 35 mila fedeli – si contempla “il mistero di unità e di comunione con la Chiesa di Roma, chiamata ad essere la madre che con premura si prende cura della fede e del cammino dei cristiani sparsi nel mondo”. Dalle meraviglie architettoniche della Basilica di San Giovanni in Laterano, il Papa suggerisce di andare oltre per allenare il cuore ad uno più profondo sguardo spirituale.
Tante volte, le fragilità e gli errori dei cristiani, insieme a tanti luoghi comuni e pregiudizi, ci impediscono di cogliere la ricchezza del mistero della Chiesa; la sua santità, infatti, non risiede nei nostri meriti, ma nel “dono del Signore, mai ritrattato”, che continua a scegliere “come contenitore della sua presenza, con amore paradossale, anche e proprio le sporche mani degli uomini”.
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Cristo, la porta che ci conduce al Padre
“Centro propulsore della fede affidata e custodita dagli Apostoli e della sua trasmissione lungo il corso della storia”, la basilica lateranense è anche un’opera di “straordinaria valenza storica, artistica e religiosa”. Il Papa guarda soprattutto alla navata centrale che “accoglie le dodici grandi statue degli Apostoli, primi seguaci del Cristo e testimoni del Vangelo”. “Questo ci rimanda – evidenzia il Pontefice – ad uno sguardo spirituale, che ci aiuta ad andare oltre l’aspetto esteriore, per cogliere nel mistero della Chiesa ben più di un semplice luogo, di uno spazio fisico, di una costruzione fatta di pietre”.
Il vero santuario di Dio è il Cristo morto e risorto. Egli è l’unico mediatore della salvezza, l’unico redentore, Colui che legandosi alla nostra umanità e trasformandoci col suo amore, rappresenta la porta che si spalanca per noi e ci conduce al Padre.
Pietre vive
Uniti a Cristo, i cristiani diventano “pietre vive”, chiamate a testimoniare e ad annunciare la parola di vita.
Noi siamo la Chiesa di Cristo, il Suo corpo, le sue membra chiamate a diffondere nel mondo il Suo Vangelo di misericordia, di consolazione e di pace, attraverso quel culto spirituale che deve risplendere anzitutto nella nostra testimonianza di vita.
“Camminiamo allora – conclude il Papa – nella gioia di essere il Popolo santo che Dio si è scelto e invochiamo Maria, madre della Chiesa, perché ci aiuti ad accogliere Cristo e ci accompagni con la sua intercessione”.

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