Carenze ingegneristiche e ripetuti fallimenti nei test portarono all’incidente del sommergibile della OceanGate imploso durante il suo viaggio verso il relitto del Titanic
di Ugo Barbàra
AGI – E’ stata la faciloneria a causare il disastro che nel giugno del 2023 costò la vita alle cinque persone a bordo del Titan, il sommergibile della OceanGate imploso durante il suo viaggio verso il relitto del Titanic. Carenze ingegneristiche e ripetuti fallimenti nei test portarono all’incidente in cui perse la vita anche l’amministratore delegato della società.
Il National Transportation Safety Board (Ntsb) degli Stati Uniti ha stabilito che il processo ingegneristico alla base del sommergibile fosse “inadeguato”, con conseguenti difetti che hanno impedito il rispetto dei requisiti di resistenza e durata.
L’azienda, si legge nel rapporto, non aveva testato adeguatamente il Titan, non ne conosceva l’effettiva resistenza. Non era inoltre a conoscenza del fatto che fosse danneggiato e che avrebbe dovuto essere ritirato dal servizio prima del suo ultimo viaggio.
Il Titan scomparve nell’Atlantico settentrionale mentre tentava di raggiungere il relitto del Titanic, che si trova a circa 372 miglia da St. John’s, a Terranova e Labrador, in Canada. Ad agosto, la Guardia Costiera statunitense ha pubblicato un rapporto schiacciante sull’implosione, in cui si affermava che l’incidente era “prevenibile” e si criticavano le pratiche di sicurezza “gravemente imperfette” di OceanGate.
Stockton Rush, amministratore delegato di OceanGate, ha guidato il Titan nel suo ultimo viaggio con a bordo Paul-Henri Nargeolet, Shahzada Dawood e suo figlio diciannovenne Suleman Dawood e Hamish Harding.
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