L’intesa firmata al Ministero delle Imprese unisce istituzioni locali e nazionali nel segno di salute, ambiente e lavoro, ma le reazioni dei sindacati sono di delusione.
di Redazione
ROMA (EN24) – Si è formalmente conclusa la firma, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), di un’intesa cruciale per il futuro dell’ex Ilva di Taranto. L’accordo, siglato dalle principali amministrazioni nazionali e locali, mira a realizzare la decarbonizzazione dell’impianto, un obiettivo che intende conciliare in modo organico salute, ambiente e lavoro.
Il documento impegna le parti a firmare un Accordo di Programma per lo sviluppo del territorio tarantino. Si prevede anche la convocazione di una nuova riunione dopo il 15 settembre, data ultima per la presentazione delle offerte vincolanti per la gara di assegnazione del gruppo. Durante questa riunione, si valuterà la localizzazione degli impianti per la produzione del preridotto (DRI), elemento fondamentale per l’alimentazione dei futuri forni elettrici. L’intesa stabilisce inoltre che un commissario sarà nominato per la reindustrializzazione delle aree dismesse e per lo sviluppo dell’indotto.
Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha definito la firma una “svolta che potrà incoraggiare gli investitori” e ha sottolineato come l’accordo dimostri che “la squadra Italia è unita” su una questione di importanza strategica. Un sentimento condiviso anche dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ha parlato di una “rinascita in armonia con il diritto inviolabile alla vita, alla salute, al lavoro e alla tutela ambientale”.
Il mondo delle imprese ha accolto con favore l’intesa. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha espresso soddisfazione per aver scongiurato la chiusura dell’Ilva, definita “un asset strategico per il Paese”. Orsini ha auspicato che l’accordo venga rispettato, in particolare per quanto riguarda la decarbonizzazione, l’attrazione di investitori competenti e la tutela dell’indotto e dei livelli occupazionali.
Tuttavia, le voci dei sindacati si sono dimostrate critiche. Rocco Palombella (Uilm) ha definito il testo “privo di tutele e certezze” per i lavoratori e per le comunità locali. Simile il giudizio di Michele De Palma (Fiom), che ha chiesto una maggiore partecipazione pubblica, e di Ferdinando Uliano (Fim), che ha ribadito l’assoluta necessità di realizzare a Taranto il polo per la produzione del preridotto.
L’accordo segna un primo, importante passo, ma lascia aperte questioni cruciali che verranno affrontate nelle prossime settimane, delineando un percorso ancora lungo e complesso per il futuro dell’ex Ilva.
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