Madre e figlio morti nel Salento, l’ipotesi omicidio-suicidio: la depressione della donna e l’idea (già manifestata) di togliersi la vita

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L’ipotesi su cui si muovono gli inquirenti è che Najoua Minniti abbia ucciso il figlio di 8 anni, Elia Perrone, e si sia tolta la vita. A lanciare l’allarme il marito con cui si era separata

di Nicolò Delvecchio

Si muovono soprattutto sull’ipotesi dell’omicidio-suicidio le indagini sul tragico destino di Najoua Minniti ed Elia Perronemadre e figlio di 35 e 8 anni trovati senza vita tra il pomeriggio e la sera del 18 novembre a Torre dell’Orso e Calimera, in provincia di Lecce. La donna, quindi, avrebbe ucciso il figlio – che avrebbe compiuto 9 anni il prossimo 4 dicembre – e si sarebbe poi tolta la vita.

Le indagini dei carabinieri sono coordinate dalla pm Erika Masetti della Procura di Lecce, ma nessuna pista è esclusa: nella serata di martedì, infatti, è stato a lungo ascoltato dagli inquirenti il padre del piccolo, Fabio Perrone, separato dalla moglie con la quale avrebbe vissuto (soprattutto nell’ultimo periodo) momenti poco sereni.

Da quanto emerge finora, la donna avrebbe sofferto una forma seria di depressione e avrebbe addirittura parlato apertamente della possibilità di togliersi la vita. Minniti lavorava stagionalmente nei villaggi turistici e, dopo aver vissuto tra la Calabria e l’Emilia, si era definitivamente trasferita nel Salento da qualche anno. «Si vedeva l’amore che la madre aveva per il figlio, ma dall’esterno non si sa mai cosa succede veramente dentro casa», ha detto un vicino della donna intervistato da TeleNorba.

I segni sul corpo del bimbo, l’allarme lanciato dal padre

Pochi dubbi sul fatto che il piccolo sia stato ucciso: i segni di strangolamento e le ferite compatibili con un’arma da taglio sul suo corpo non sembrano lasciare spazio a ipotesi diverse. Così come appare evidente che la mamma, calabrese di origini tunisine ma da tempo residente nel Salento, si sia tolta la vita gettandosi in mare.

Elia era nella stanza da letto della casa di via Montinari, a Calimera, in cui viveva con la madre. A trovarlo i carabinieri dopo aver fatto irruzione nell’appartamento. Qualche ora prima era stato ritrovato il cadavere di Najoua nelle acque a largo di Torre dell’Orso, località marina sulla costa adriatica. A individuarlo un sub che ha subito allertato la capitaneria di porto.

A lanciare l’allarme, martedì, era stato proprio il padre del bimbo, insospettito dal fatto di non riuscire ad avere contatti né con Najoua, da cui era separato, né con il figlio. Il piccolo frequentava la quarta elementare del paese e quella mattina non era andato a scuola. Intorno alle 14.30, quasi in contemporanea con la denuncia di scomparsa, c’è stato il ritrovamento del cadavere di Najoua, riconoscibile dai piercing e dai tatuaggi. Poche ore dopo, la triste scoperta del corpo di Elia. Il tutto a pochi giorni dalla tragedia del piccolo Giovanni, ucciso dalla madre a Muggia, a Trieste.

La preside della scuola: «Saldi e uniti, sosteniamo i nostri figli»

«Che la forza dell’amore e della vicinanza possa dare conforto in questi giorni così difficili». È il messaggio che compare listato a lutto, in segno di cordoglio, sulla home page dell’Istituto comprensivo di Calimera (Lecce) frequentato da Elia. «Sgomenti e senza parole per esprimere – scrive in un messaggio social la dirigente scolastica Elisabetta Dell’Atti – il dolore che tutti noi stiamo provando in questo momento. Restiamo saldi ed uniti, per sostenere i “nostri figli”. La scuola è presente. Vi abbraccio tutti»

 

FONTE: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

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