La somministrazione direttamente dal naso impedisce di sviluppare i sintomi di asma e febbre da fieno
AGI – La somministrazione di un anticorpo monoclonale direttamente nel naso potrebbe ridurre significativamente la manifestazione dei sintomi associati all’allergia e alla febbre da fieno. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, condotto dagli scienziati della Kazakh National Agrarian Research University (KazNARU). Il team, guidato da Kaissar Tabynov, ha progettato un anticorpo chiamato XA19, da applicare all’interno del naso, che impedisce di sviluppare i sintomi di asma e febbre da fieno in risposta al polline di artemisia, la causa più comune di allergie al polline in Asia centrale e in alcune parti d’Europa.
Testato su un modello murino, questo approccio si è rivelato promettente, efficace e sicuro. Secondo le stime attuali, il 40% della popolazione europea è allergico al polline. I sintomi dell’allergia sono associati a una media di circa 100 milioni di giornate di scuola e lavoro perse ogni anno. La prevalenza della febbre da fieno è in forte aumento da decenni e probabilmente continuerà a crescere. Secondo gli esperti, il miglioramento dell’igiene, l’uso diffuso di antibiotici e antisettici, i cambiamenti nello stile di vita, l’alimentazione, l’inquinamento e la crisi climatica potrebbero aver svolto un ruolo importante in questo senso.
Tradizionalmente, il trattamento dell’allergia prevede l’esposizione a dosi gradualmente crescenti dell’allergene, che eventualmente possono portare alla desensibilizzazione. Questo metodo, però, non è efficace per tutti i pazienti. Nel trattamento con anticorpi monoclonali allergene-specifici, i ricercatori sviluppano anticorpi della classe IgG, che riconoscono specificamente l’allergene stesso e lo bloccano, oppure si legano agli anticorpi IgE. In entrambi i casi, ciò impedisce una reazione allergica.
Questi anticorpi, però, richiedevano la somministrazione nel flusso sanguigno. “Per la prima volta – riporta Tabynov – un anticorpo monoclonale progettato per bloccare uno specifico allergene del polline viene somministrato direttamente nel naso. Anticorpi simili potrebbero essere sviluppati per altri importanti allergeni del polline, come l’ambrosia o la graminacea.
Il nostro lavoro potrebbe rappresentare la base per una nuova generazione di trattamenti di precisione per le allergie, ad azione rapida e personalizzati in base alla sensibilità individuale agli allergeni”. “Il nostro metodo agisce localmente sulla mucosa nasale – spiega Tabynov – questo scudo molecolare riduce l’infiammazione attraverso altri meccanismi, come il rallentamento delle risposte immunitarie e la promozione dei meccanismi regolatori”.
Nella sperimentazione, i topolini a cui era stato somministrato l’anticorpo presentavano una significativa riduzione dei sintomi allergici rispetto agli esemplari del gruppo di controllo. In particolare, gli autori hanno osservato una risposta più debole al gonfiore dell’orecchio e una ridotta irritazione e una minore infiammazione all’interno delle narici.
A livello polmonare, inoltre, i livelli delle citochine erano più bassi rispetto al gruppo di controllo. “Prima della sperimentazione nella popolazione umana – conclude Tabynov – dobbiamo adattare l’anticorpo al nostro organismo e condurre ulteriori studi preclinici su sicurezza ed efficacia. Siamo molto incoraggiati da questi risultati iniziali”.
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