La proposta di utilizzare la liquidazione per lasciare il lavoro prima. Congelato il requisito dei 67 anni, non ci sarà l’aumento di tre mesi dal 2027
Il cantiere pensioni è aperto, in vista della manovra di Bilancio per il 2026. Come sempre, tra i primi a muoversi è stato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che ha messo sul tavolo del governo una serie di proposte, anche a nome della Lega di cui è vicesegretario, e che ha illustrato in un’intervista al Corriere pubblicata ieri. Proposte che hanno scatenato forti reazioni perché ruotano intorno all’ipotesi che i lavoratori che vogliano andare in pensione prima, a 64 anni anziché 67, lo possano fare, se vogliono, utilizzando anche il Tfr accantonato presso l’Inps, rinunciando, in questo caso, a incassare la tradizionale liquidazione.
Come funzionerebbe
Finora le norme consentono solo ai lavoratori che stanno nel sistema contributivo (cioè quelli che hanno cominciato a versare dopo il 1995) di accedere alla pensione a 64 anni d’età, se hanno maturato una pensione pari ad almeno tre volte l’assegno sociale (1.616 euro). E per raggiungere questa soglia si può sommare alla pensione maturata presso l’Inps anche la rendita maturata in un eventuale fondo di previdenza complementare. Per esempio: pensione Inps pari a 1.300 euro più rendita del fondo di 350 euro, per un totale di 1.650 euro al mese, somma che consente appunto a questo lavoratore di andare in pensione a 64 anni, se ha almeno 25 anni di contributi. La proposta Durigon prevede di ammettere ai fini del superamento della soglia di 1.616 euro anche il Tfr accumulato presso l’Inps (riguarderebbe quindi i lavoratori delle imprese con almeno 50 dipendenti, perché in quelle più piccole l’accantonamento rimane in azienda) trasformandolo in una rendita (con tassazione agevolata come i fondi), dando la possibilità di andare in pensione a 64 anni anche ai lavoratori che stanno nel sistema misto (hanno cominciato prima del 1995). Anche per loro, la pensione verrebbe calcolata interamente col sistema contributivo. Secondo il sottosegretario, il costo della proposta, ancora non quantificato, sarebbe compatibile con gli equilibri di bilancio.
Molti no
Le reazioni arrivate ieri all’intervista di Durigon sono state per lo più negative. Per il sindacato Cgil, l’uso del Tfr «farebbe pagare direttamente ai lavoratori il costo della pensione anticipata. Ma il Tfr è salario differito e toccarlo vuol dire colpire i diritti conquistati col lavoro». Secondo la segretaria della Cisl, Daniela Fumarola, «bisogna evitare fughe in avanti: le regole si cambiano insieme al sindacato». Contrarie anche le opposizioni. Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, chiede al governo di «spiegare in aula» una proposta dove «si omette di specificare che quelli del Tfr sono soldi dei lavoratori». Per i 5 Stelle i lavoratori sarebbero «penalizzati due volte: perderebbero la liquidazione e la pensione verrebbe calcolata tutta col contributivo». No anche dell’Alleanza verdi-sinistra.
I punti fermi
Se il Tfr è al centro del dibattito (c’è per esempio chi come l’ex presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua propone di versarlo direttamente in busta paga, ma il governo è contrario), ci sono invece dei punti che sembrano già acquisiti. Innanzitutto, come ha più volte detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non dovrebbe scattare, nel 2027, il previsto aumento di tre mesi dell’età pensionabile in relazione all’incremento della speranza di vita. Quindi, si continuerà ad accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni e a quella anticipata con 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età. Probabile, inoltre, la conferma per il 2026 del bonus Giorgetti per chi, raggiunti i requisiti per andare in pensione prima dei 67 anni, decide invece di restare al lavoro (il bonus consiste nel versamento in busta paga del 9,19% dei contributi Inps a carico del lavoratore, esentasse). Ha invece poche chance di essere prorogata Quota 103(in pensione con 62 anni d’età e 41 di contributi), dopo il flop conseguente alla stretta sui requisiti decisa dal governo (appena 1.153 le pensioni così liquidate nel 2024) mentre potrebbe essere rivista e corretta Opzione donna, anche questa pochissimo richiesta. Ovviamente tutte le proposte dovranno essere sottoposte al vaglio della Ragioneria. Solo la sospensione dei tre mesi in più per accedere alla pensione richiederebbe una copertura di circa un miliardo.
Fonte: CORRIERE.IT
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