Dopo il crollo delle importazioni dalla Cina, il mercato si preoccupa dell’espansione egiziana, tra rischi sulla sicurezza alimentare e concorrenza sleale
di Redazione
ROMA (EN24) Dopo un crollo delle importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina del 76% nei primi nove mesi del 2023, la filiera italiana si trova ora a fare i conti con una nuova minaccia proveniente dall’Egitto. Mentre le esportazioni cinesi si riducono drasticamente, quelle egiziane sono esplose del 495% nello stesso periodo, con un trend di crescita che si è intensificato negli ultimi anni.
Secondo i dati, l’Egitto è diventato uno dei principali esportatori mondiali di derivati del pomodoro, specialmente di concentrato. Dal 2018 al 2022, il valore delle esportazioni egiziane di puree di pomodoro è aumentato di quasi sei volte, passando da 10 a 57 milioni di dollari. Nel 2022, l’export ha registrato un incremento del 50% rispetto all’anno precedente, con l’Unione europea, e in particolare Italia e Polonia, come principali clienti.
Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, evidenzia i rischi collegati a questa nuova minaccia: “Si tratta di un problema di sicurezza alimentare, perché la normativa europea sui pesticidi e sulla sicurezza alimentare è tra le più rigorose al mondo, mentre in Egitto i controlli sono molto più deboli e meno efficaci, anche a causa di normative meno stringenti e di controlli meno capillari nei punti di accesso come Gibilterra”. Ricorda inoltre che alcune analisi dell’Efsa hanno riscontrato miscele di pesticidi banditi, potenzialmente dannosi per la salute umana.
Sul fronte del lavoro, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro stima che in Egitto oltre 2,7 milioni di minori tra i 6 e i 17 anni siano impiegati nei campi, spesso in condizioni di sfruttamento e a basso costo. Tutto ciò alimenta le preoccupazioni sulla qualità e sulla sicurezza del pomodoro egiziano e dei suoi derivati.
L’Anicav, associazione dei principali industriali italiani del pomodoro, conferma che la concorrenza egiziana sta diventando sempre più aggressiva: “In Egitto si possono avere due raccolti di pomodoro all’anno e gli investimenti sono in aumento. Molte aziende italiane hanno già acquistato linee di produzione per passate e concentrati e la produzione a basso costo egiziana sta entrando nel mercato europeo, spesso senza rispettare gli standard europei”.
Scordamaglia invita l’Unione europea ad agire: “Chiediamo un blocco temporaneo delle importazioni di derivati di pomodoro dall’Egitto, invocando la mancanza di reciprocità e la necessità di tutelare la salute dei consumatori. Dovremmo sospendere l’import di conserve, passate, pelati e concentrati originari dell’Egitto con uno strumento di regolamentazione”.
In attesa di decisioni ufficiali, Filiera Italia chiede di aumentare i controlli alle frontiere, inserendo tutti i derivati del pomodoro egiziani nell’elenco di prodotti soggetti a ispezioni rafforzate previsto dal regolamento europeo 1793/2019. Inoltre, si propone di applicare con maggiore rigore il principio di precauzione, adottando misure temporanee di gestione del rischio in presenza di incertezze scientifiche sui potenziali effetti nocivi di questi prodotti.
L’emergere dell’Egitto come nuovo attore nel mercato del pomodoro rappresenta una sfida complessa, che coinvolge aspetti di sicurezza alimentare, competitività e tutela dei consumatori. La strada per la filiera italiana passa anche attraverso una maggiore vigilanza e interventi politici efficaci per garantire che la qualità e la sicurezza dei prodotti siano sempre prioritarie.

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