Con il recupero dei fondi mancanti grazie alla rimodulazione del CIS, prende forma il progetto per sostituire lo storico ponte girevole di Taranto. Un’infrastruttura che, come ha dichiarato l’on. Dario Iaia, «non sarà solo moderna, ma pienamente integrata nel futuro della città». E per l’inaugurazione si spera in presenze istituzionali d’eccezione: il Presidente Mattarella e la premier Giorgia Meloni.
di Salvatore Stano
Taranto (EN24) – Nel cuore della città dei due mari, tra il Mar Piccolo e il Mar Grande, sorge uno dei simboli più emblematici di Taranto: il Ponte Girevole, ufficialmente intitolato a San Francesco di Paola. Più che una semplice infrastruttura, esso rappresenta una connessione tra storie, civiltà e visioni del mondo, un varco mobile tra il Borgo Antico e la città nuova, tra passato e futuro.
Un prodigio di fine Ottocento
Fu inaugurato il 22 maggio 1887 alla presenza dell’ammiraglio Ferdinando Acton, allora ministro della Marina. Progettato dall’ingegnere Giuseppe Messina e realizzato dall’Impresa Industriale Italiana di Alfredo Cottrau, il ponte girevole rappresentava un vero prodigio di ingegneria per l’epoca. Costruito in ferro e legno, era azionato da turbine idrauliche alimentate da un serbatoio d’acqua collocato all’interno del Castello Aragonese.

Taranto: ponte (chiuso) girante sul canale che unisce il Mar Grande col mare Piccolo (xilografia di Barberis 1898).
Il suo meccanismo permetteva l’apertura dei due bracci laterali per consentire il passaggio delle navi militari verso l’Arsenale, inaugurato pochi anni prima. Non era solo un’infrastruttura funzionale, ma anche un simbolo dell’ascesa industriale e militare dell’Italia post-unitaria.
La ricostruzione del dopoguerra
Nel secondo dopoguerra, con l’aumento del traffico navale e veicolare, e la necessità di garantire una maggiore sicurezza e affidabilità meccanica, si decise di sostituire la struttura originaria.

Anno 1957, a Taranto Viene posizionato il terzo ed ultimo troncone del nuovo Ponte Girevole. (Antonio Morelli)

1958 – 10 Marzo, Il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi a Taranto per l’Inaugurazione del nuovo Ponte Girevole, foto Lorenzo Filomena
Il nuovo ponte, inaugurato il 10 marzo 1958 dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, fu progettato e costruito dalle Officine di Savigliano e dai Cantieri Tosi di Taranto. Questa nuova versione, completamente in acciaio, adottò un sistema elettromeccanico per la rotazione dei due bracci mobili, mantenendo intatta la funzione originale di apertura al passaggio delle navi, ma aggiornandola con le tecnologie del tempo.
Le parole di Dario Iaia: “Abbiamo trovato le risorse, ora si parte”
A distanza di quasi settant’anni da quell’ultima grande trasformazione, il ponte girevole si prepara a vivere una nuova stagione di cambiamento, grazie anche all’impegno del parlamentare tarantino Dario Iaia, oggi responsabile unico del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS).
Nel corso della riunione del 20 giugno 2025 in Prefettura, Iaia ha annunciato il recupero integrale dei 16 milioni mancanti per finanziare i lavori di rifacimento dell’infrastruttura. Il costo totale dell’opera ammonta a circa 24 milioni di euro. «Abbiamo trovato i fondi ridisegnando le risorse assegnate alla Marina Militare», ha spiegato. «Spostiamo 10 milioni dalla musealizzazione dell’Arsenale e li portiamo sul ponte girevole. Aggiungiamo il resto da altre voci di bilancio. Abbiamo definito il quadro: ora manca solo l’ufficializzazione.»
Ma l’aspetto più interessante è la visione strategica che accompagna questa scelta. «Il nuovo ponte non sarà solo più moderno e sicuro, sarà il ponte del futuro», ha dichiarato Iaia. «Lo immaginiamo con più spazio per pedoni e ciclisti, con una corsia centrale efficiente, ma anche con un impatto estetico che rispetti la storia e il valore simbolico del ponte. Abbiamo fatto tutto il possibile per salvaguardare il collegamento navale tra l’Arsenale e il Castello, ma vogliamo anche un’opera che sia all’altezza della Taranto che vogliamo costruire.»
Come sarà il nuovo ponte
Il progetto, in fase avanzata di elaborazione da parte della Marina Militare, prevede una corsia centrale veicolare, marciapiedi ampi e una pista ciclabile dedicata. Il meccanismo resterà girevole, ma sarà completamente automatizzato, con sistemi di sicurezza moderni e bassi costi di manutenzione.
Nel disegno preliminare, il ponte si distingue per linee architettoniche sobrie, integrate nel paesaggio urbano, e per una maggiore accessibilità multimodale.
La chiusura del ponte attuale è prevista entro il 2027, con un piano di transizione che consentirà di ridurre al minimo l’impatto sulla viabilità urbana e sul traffico marittimo.

Incaricato del progetto è Massimo Majowiecki, milanese di nascita, studio a Casalecchio sul Reno (Bologna), uno dei massimi esperti in costruzioni metalliche. Suoi moltissime coperture di stadi, in Italia e all’estero, numerose passerelle ciclopedonali a scavalco dei fiumi, ponti ferroviari, la torre Unipol a Bologna, suo anche il ponte ferroviario a Corinto, in Grecia.
Una cerimonia di Stato per la nuova apertura?
Proprio come accadde nel 1958, quando l’inaugurazione del ponte fu presenziata dal Capo dello Stato Giovanni Gronchi, anche per il nuovo ponte si profila una cerimonia solenne e carica di significato nazionale.
Le voci che circolano negli ambienti istituzionali lasciano ben sperare: il Presidente della Repubblica e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni potrebbero presenziare all’inaugurazione ufficiale del nuovo ponte, prevista entro il 22 maggio 2027, in occasione del 140° anniversario dalla prima inaugurazione.
Un gesto che sottolineerebbe il valore simbolico dell’opera non solo per Taranto, ma per l’intero Paese, nel segno del riscatto del Sud e della valorizzazione delle sue eccellenze ingegneristiche e storiche.
Un ponte verso il domani
Quella che sta per compiersi non è solo un’operazione di rifacimento tecnico, ma un passaggio epocale. Il ponte girevole è identità, memoria, infrastruttura, e ora anche sfida progettuale.
Conclude Dario Iaia: «Vogliamo restituire a Taranto un ponte che non sia solo utile, ma anche bello, intelligente e pienamente funzionale per i prossimi settant’anni. Non è un progetto qualunque, è una scelta di futuro.»
E come le sue braccia che si aprono lente sul mare, anche la città si apre, di nuovo, alla sua vocazione più autentica: essere ponte tra le epoche, tra le persone, tra le visioni.
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