L’aereo era partito da Piacenza. A bordo Sergio Ravaglia, 75 anni, e Anna Maria De Stefano, 50
Meno di un’ora dopo lo schianto, sono da poco passate le 13, risalendo la Corda Molle (contromano), in direzione Venezia, c’è una Mazda bianca ferma a bordo strada, lato esterno. Non ha più lo specchietto di sinistra, letteralmente tranciato. Danni evidenti anche al fanale, stesso lato, e al paraurti anteriore. A bordo c’era un 56enne, trasportato poco prima — per fortuna in codice verde, con lesioni lievi — in Poliambulanza. «Sto bene», ha detto, spaventatissimo, a chi l’ha soccorso: sotto choc, ma nessuna ferita evidente, forse un colpo di frusta. I segni all’auto glieli hanno fatti i pezzi di fusoliera e carlinga, impazziti come proiettili infuocati in mezzo alla superstrada, dell’ultraleggero che verso le 12.15 si è schiantato in territorio di Fenili Belasi, frazione di Azzano Mella. A bordo c’erano l’avvocato milanese Sergio Ravaglia, 75 anni, proprietario del velivolo, e la compagna Anna Maria De Stefano, 50: decollati da Gragnano Trebbiense, in provincia di Piacenza, non hanno avuto scampo. Sono morti carbonizzati dentro l’aereo che, subito dopo lo schianto sull’asfalto, ha preso fuoco.
Un centinaio di metri più in là, delimitato dalle fettucce rosse e bianche, circondato da Vigili del fuoco e agenti della Polizia stradale, quel che resta dell’aereo, in prossimità del new jersey centrale. Immaginarlo tale è pressoché impossibile. Carbonizzato. Stesa sull’asfalto, la vela di un paracadute. Detriti ovunque. E una lastra in carbonio verde acido, l’unica che restituisce un colore. Enzo stava precorrendo la Corda Molle, verso Montichiari, pronto a uscire allo svincolo per Azzano Mella. E ha visto tutto. A pensarci, in serata, ancora non ci crede. «Avevo iniziato a rallentare. E ho notato l’aereo che proveniva da destra: volava basso, questo sì, ma non mi sembrava in difficoltà». Non fino a quel momento. «Poi mi sono accorto che effettivamente la quota si abbassava, trenta, venti metri. Non le nascondo che mi sono preoccupato». Un attimo. «Improvvisamente il pilota ha come perso il controllo: l’ultraleggero si è avvitato su se stesso ed è precipitato sulla strada, a picco, di muso, in verticale. Se solo avesse provato a virare…avrebbe potuto colpirmi in pieno. Nell’istante in cui il velivolo ha toccato l’asfalto ha preso immediatamente fuoco». Enzo Bregoli, che si trovava una cinquantina di metri indietro, si è diretto sulla corsia di emergenza — «per allontanarmi dall’incendio» — e si è fermato. Altri automobilisti stavano già chiedendo aiuto.
Claudio Nolli, 49 anni, invece, era alla guida di un Fiat Ducato che procedeva dietro la Mazda. «Sono entrato in tangenziale e ho visto una fiammata, senza capire cosa fosse successo. Avevo un camion davanti e ci sono finito dentro in pieno, sono passato in mezzo alle fiamme. Poi c’è stato un boato, era una palla di fuoco». Paura, parecchia. «Mai avrei pensato potesse capitarmi una cosa simile. Al momento ho ipotizzato che il tir davanti a me avesse perso qualcosa, non si capiva assolutamente che si trattasse di un aereo. L’avevo visto in aria, prima, ma ho realizzato dopo. Per venti secondi non ha preso anche me». Ma i segni del fuoco e dei rottami schizzati sulla Corda Molle si vedono eccome, sul suo furgoncino. Anche lui — illeso — si è fermato, «mi sono avvicinato e ho visto il paracadute e quel che restava del velivolo». Anche il sindaco di Azzano Mella, Matteo Ferrari, si è precipitato sul posto appena ha saputo.
Avrebbe potuto essere una strage ancora più grande. I rilievi della Polstrada, che indaga sulla vicenda, sono durati ore. Così come il recupero dell’ultraleggero: costruito quasi integralmente in carbonio, rilascia gas tossico in caso di incendio. Quindi si è dovuti ricorrere a un container stagno.
Non è chiaro dove Ravaglia e la compagna fossero diretti. Perché non erano obbligati a farlo sapere. Al proprietario, così come al meccanico che si occupa di controllare il velivolo, gli investigatori sono risaliti dai pochi frammenti del libretto di manutenzione a bordo. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, ma sarà difficilissimo individuare le cause del disastro. «In base alle prime informazioni che abbiamo acquisito, non esistono per questo tipo di ultraleggeri procedure da rispettare prima di alzarsi in volo o durante la rotta», conferma il procuratore della Repubblica, Francesco Prete. «Resta da capire, quindi, se ci sia un vuoto normativo che ha consentito al proprietario del velivolo di volare senza comunicare nulla e al di fuori di qualsiasi controllo». Nessun piano di volo da riferire. Niente scatola nera, non è prevista.
FONTE: CORRIERE BRESCIA
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