La donna, dalla Germania: «Un gravissimo incidente e una perdita che non può essere rimediata». Il messaggio attraverso i suoi legali
«Sgomento e profondo dolore per questo gravissimo incidente». Vivian Alexandra Spohr, manager tedesca e moglie dell’ad di Lufthansa, che nei giorni scorsi a Porto Cervo, in Sardegna, ha travolto e ucciso con la sua auto la 24enne Gaia Costa, affida ai suoi legali sardi un messaggio in cui esprime la sua disperazione.
Un «gravissimo incidente che ha travolto una famiglia, la città di Tempio e l’intera comunità della Gallura», dice la nota, diffusa dall’avvocato Angelo Merlini, che assieme al collega Alessandro Vitale la difende nel procedimento. «La signora – prosegue la nota dei legali – si è posta a completa disposizione dell’autorità giudiziaria per le doverose indagini e, pur consapevole che una perdita personale così grande non possa essere rimediata, si attiverà al fine di attenuarne le conseguenze».
L’episodio si è verificato martedì, intorno alle 13.30. Gaia, babysitter stagionale, stava attraversando la strada sulle strisce pedonali quando è stata colpita dall’auto. Si era accorta che il suv Bmw le stava venendo addosso. Ha alzato un braccio, come per avvertire chi guidava di fermarsi. Ma non è bastato. Dopo il violento impatto nella ricaduta ha battuto la testa: quando sono arrivate le ambulanze era ancora viva, ma è spirata poco dopo per le gravissime lesioni cerebrali.
La 51enne alla guida, che è indagata per omicidio stradale, ha proseguito per pochi metri e si è fermata. Ha aperto la portiera, ha fatto pochi passi e «si è subito resa conto di ciò che era accaduto, ha portato le mani al viso e si è accasciata a terra», ha riferito uno dei testimoni.
Dai successivi accertamenti è risultata negativa ai test per alcol e droga. Sono almeno una decina le telecamere che si trovano nella zona dell’incidente e i video sono già stati acquisiti dai carabinieri che, su mandato della Procura di Tempio Pausania, stanno valutando immagini e testimonianze.
Spohr ieri era già in Germania (non aveva comunque nessun obbligo di rimanere in Italia), ma l’aver lasciato la Sardegna ha suscitando un’ondata di indignazione sui social: «Poteva fermarsi». «Una partenza che sa di fuga».
Cosa smentita, da lei e dai suoi legali, che hanno anzi ribadito la totale assunzione di responsabilità e la disponibilità a collaborare.
Il padre Alfredo sindacalista della Cisl, la madre Debora Cafiero e un fratello più grande, Roberto, che lavora come tecnico in un cantiere nautico, distrutti dal dolore ieri, tramite l’avvocato Antonello Desini, hanno chiesto «riservatezza e rispetto per la memoria di Gaia».
fonte: Corriere.it
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