14 LUGLIO – San Camillo de Lellis, sacerdote

Memoria facoltativa

Dal Martirologio

San Camillo de Lellis, sacerdote, che, nato vicino a Chieti in Abruzzo, dopo aver seguito fin dall’adolescenza la vita militare ed essersi mostrato incline ai vizi del mondo, maturò la conversione e si adoperò con zelo nel servire i malati nell’ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso; ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Chierici regolari Ministri degli Infermi.
Autore: Salvatore Stano

Dalla vita del P. Camillo de Lellis, di Sanzio Cicatelli (Ediz. Sannazzaro, pp. 228. 230).
Servire il Signore nei fratelli

Cominciando adunque dalla santa Charità come dono à lui più segnalato e familiare dico che lui fù così infiammato
di questa santa virtù (particolarmente verso gli Infermi de gli Hospitali) che la vista loro solamente bastava ad intenerirlo, liquefarlo, e farlo scordare affatto d’ogni altro gusto, e sentimento terreno. Poi che quando esso alcuno
di loro governava o visitava, pareva che di molta pietà e compassione si distruggesse, et haverebbe volentieri spar-
so il proprio sangue per raddorcirgli il dolore, et alleviarlo dalle infermità. Considerava egli tanto vivamente la
persona di Christo in loro, che spesso quando gli imboccava (immaginandosi che quegli fussero i suoi Christi) dimandava loro sotto lingua gratie et il perdono de’ suoi peccati, stando così riverente nella lor presenza come stasse proprio nella presenza di Christo cibandogli molte volte scoperto, et ingenocchiato. Una volta dicendogli un infermo in Roma nell’Hospitale di Santo Spirito: Padre vi priego à rifar il mio letto ch’è molto duro; esso stette per adirarsi con quello come gli havesse fatta una grande ingiuria ad haver usato quel termine di pregarlo.
Dicendogli: Dio vi perdoni fratello voi pregate me? Non sapete ancora che mi potete commandare come à vostro
servo e schiavo? E questo detto subito con gran fervore gli rifece il letto. Un’altra volta nel medesimo Hospidale
havendo Camillo cibato, et fatto il letto ad un povero tutto impiagato, il quale (benché gli fusse stato fatto da lui ogni
sorte di charità) nondimeno pur si doleva e lamentava di non essere contento. Alhora Camillo struggendosi di com-
passione abbracciandolo, et accarezzandolo caramente gli diceva: Fratel mio non piangere, e non ti dolere eccomi
qui pronto per servirti vedi che cosa posso fare per te, perché se bisognasse anco liquefarmi per amor tuo lo farò volentieri, e sappi chè hò giurato d’esserti schiavo. E con queste parole amorevoli lo consolò et acchetò.
Oltre di ciò la santa Charità l’haveva fatto diventar anco perfettissimo cuoco andando spesso nelle cucine de gli
Hospidali à fargli di propria mano qualche delicato sapore o minestra per alcun di loro, che fusse stato grave o
svogliato, o fastidioso dal male. Ma che dico cuoco? Era diventato anco Baglio per amor loro accarezzando spesso, e governando molti semplici figliolini infermi cibandogli con la pappina, e facendogli altri vezzi da pietosa
madre, e se havesse havuto del latte senza dubbio se l’haveria cavato dal cuore per darlo a loro.

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