Addio commosso ai tre Bersaglieri deceduti sulla Statale 100: Taranto unisce il cuore nel dolore

La cerimonia si è svolta in una chiesa gremita, mons. Marcianò (Omi) «Alberto, Cosimo, Domenico sono stelle perché hanno lavorato per la ‘giustizia»

di Salvatore Stano

Una giornata di tristezza ha avvolto Taranto mentre la comunità si è riunita per dire addio ai tre militari della Brigata Pinerolo, 7° Bersaglieri, di stanza ad Altamura, vittime del tragico incidente occorso lunedì pomeriggio 27 novembre, sulla Statale 100 in prossimità di Mottola. La cerimonia funebre, svoltasi nella chiesa concattedrale Gran Madre di Dio, è stata un momento di unità nel dolore.

Il corteo funebre ha portato i feretri di Cosimo Aloia (50 anni di Montemesola), Alberto Battafarano (42 anni di Taranto) e Domenico Ruggiero (49 anni di Statte), avvolti dalla bandiera tricolore, attraverso le strade di Taranto, sotto un cielo grigio che sembrava condividere la tristezza della comunità. Il silenzio rotto solo dai passi pesanti dei partecipanti ha anticipato un commovente rito di commiato.

All’interno della chiesa, le bare dei militari erano collocate con rispetto, ciascuna con un cuscino e il distintivo cappello piumato da bersagliere.

Monsignor Marcianò – Ordinario Militare per ‘Italia, che ha presieduto la celebrazione – ha voluto sottolineare il sostegno e l’affetto manifestato dalla comunità locale verso le famiglie delle vittime. «È toccante constatare quanto amore sia riversato dai vostri Vescovi, parroci, giovani, scout e da tutti i membri delle vostre parrocchie. Il coro che ha scelto di animare questa liturgia con note di speranza è un segno tangibile di solidarietà. È fondamentale che una comunità civile riconosca il senso di appartenenza dei militari. Alberto, Cosimo e Domenico erano, potremmo dire, di tutti, un dono per tutti. Le testimonianze su di loro, che si sono susseguite in questi giorni, ci lasciano commossi, edificati e ammirati di fronte alle loro vite semplici ma autenticamente esemplari».

Rifacendosi poi all’immagine delle stelle evocata nella lettura del Profeta Daniele, monsignor Marcianò ha continuato: «Alberto, Cosimo, Domenico sono stelle perché hanno lavorato per la ‘giustizia’, e questa giustizia continua a vivere, soprattutto se voi, cari colleghi, continuerete la loro opera. Come le stelle, risplendono in questo momento di buio e dolore, portando la luce della speranza. Saranno una guida sicura, luminosa, a cui potrete guardare nei momenti di dubbio, difficoltà, incertezza e solitudine, specialmente voi, cari familiari».

Il rito funebre, concelebrato dall’arcivescovo di Taranto, Ciro Miniero, ha attirato la partecipazione di centinaia di persone provenienti da diverse parti della città. Sindaci o delegati dei comuni di residenza delle vittime erano presenti con i gonfaloni, simbolo di una comunità unita nel dolore.

 

Sul fronte delle indagini  si apprende intanto che la Procura di Taranto ha aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento contro ignoti, con le ipotesi di reato di cooperazione in omicidio stradale e lesioni gravissime.

I militari lunedì scorso viaggiavano, con altri due colleghi rimasti feriti, su una Fiat Multipla che si è scontrata frontalmente con un minivan condotto da un 60enne di Bitritto (Bari), anch’egli deceduto.

Da sinistra: Cosimo Aloia, Alberto Battafarano e Domenico Ruggiero

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