Alla facoltà di filosofia di Bologna è proibito studiare ai militari: un caso di rifiuto accademico

Il progetto di un corso di filosofia per ufficiali viene bloccato dall’università, suscitando polemiche tra il mondo militare e i movimenti radicali

di Redazione

Bologna – Un progetto innovativo di collaborazione tra l’Esercito italiano e l’Università di Bologna, volto a offrire corsi di filosofia agli ufficiali militari, ha incontrato un’improvvisa opposizione da parte dell’ateneo. La proposta, nata dalla necessità di sviluppare un pensiero critico e laterale tra i militari, è stata subito ostacolata dall’università, che ha deciso di ritirarsi dall’iniziativa per evitare di “militarizzarsi”.

Il generale di corpo d’armata Carmine Masiello, capo di Stato maggiore dell’Esercito, aveva sottolineato l’importanza di sviluppare un pensiero critico tra gli ufficiali, collegandolo alla filosofia, disciplina che permette di comprendere meglio l’essenza umana e il ruolo delle forze armate nel contesto attuale. La collaborazione prevedeva un corso con l’Accademia militare di Modena e le università locali, tra cui quella di Bologna, ma quest’ultima ha deciso di non procedere, ritenendo che questa iniziativa potesse compromettere l’indipendenza accademica.

Il rettore Giovanni Molari ha spiegato che le scelte didattiche sono di competenza dei Dipartimenti, e che l’ateneo non intende “militarizzarsi”. La ministra Anna Maria Bernini ha condiviso questa visione, definendo la decisione dell’università come una “rinuncia alla propria missione formativa”. Contrariamente, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato che i professori bolognesi, opponendosi, temono di compromettere l’autonomia universitaria, ma che gli ufficiali coinvolti continueranno a difendere i valori e la sicurezza del paese.

L’episodio ha scatenato reazioni anche tra i gruppi radicali dell’area anticolonialista e pro-palestinese, che hanno boicottato l’iniziativa con presidi e conferenze di protesta. Sumud, movimento di solidarietà alla Flotilla, ha dichiarato di aver ottenuto il risultato di bloccare il progetto, sostenendo che nelle università non ci sia spazio per “l’accademia militare e dal basso” e per “liberare i luoghi della formazione dalla guerra e dal sionismo”.

Critiche e polemiche si sono accavallate, con il mondo militare che vedeva in questa collaborazione un modo per rafforzare il rapporto tra università e forze armate, mentre i gruppi radicali hanno espresso la loro contrarietà, collegando il rifiuto a questioni di politica internazionale e ideologia.

Nel dibattito si evidenzia come, ancora una volta, il confronto tra cultura, politica e istituzioni si scontri con le resistenze di una parte del mondo accademico, mentre la filosofia, intesa come strumento di dialogo e riflessione, sembra essere la grande assente in questa vicenda.

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