“Carceri colabrodo, schermare tutto”. La denuncia del procuratore Curcio

Qui sopra, col microfono il procuratore Curcio. Alla destra nella foto, De Lucia - Donatello Sansone

Dalla Festa di Avvenire di Matera, piena sintonia su 41 bis e intercettazioni tra il procuratore di Palermo, De Lucia, e quello di Potenza. Che chiede un segnale anche sul sistema penitenziario

di Diego Motta

“Dobbiamo dirci la verità – denuncia dalla Festa di Avvenire di Matera il procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio -. Ormai le carceri italiane sono un colabrodo totale. Esistono istituti in cui per ogni cella c’è un piccolo telefono: così entra di tutto e nessuno fa nulla, quando basterebbe schermare le comunicazioni per garantire il ritorno alla normalità”. Nella strategia di contrasto a Cosa nostra, occorre fare i conti col ventre molle del sistema penitenziario che, ai tanti problemi del sovraffollamento e delle condizioni disumane di detenzione, aggiunge anche secondo i magistrati in prima linea nella lotta alla criminalità, la permeabilità nei controlli. La riflessione di Curcio si è inserita giovedì sera nel più ampio dibattito sul 41 bis, innescatosi in questi mesi dopo la cattura di Matteo Messina Denaro. “Il 41 bis è una misura irrinunciabile, ma non è una pena in più. Se io ho ucciso cento persone, dovrò scontare cento ergastoli forse. Ma non è detto che mi spetti il 41 bis. Noi non abbiamo applicato ad esempio questo istituto a killer che erano bravi a sparare, ma non sapevano neppure perchè lo facevano e verso di chi. L’abbiamo invece applicato a signori con più di 80 anni, ritenuti pericolosi perché in grado di mandare informazioni all’esterno anche solo abbracciando un nipote o un loro congiunto” ha spiegato il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia. “Il “carcere duro” serve a impedire che un capomafia possa comunicare con l’esterno, rispondendo a un obiettivo chiaro: evitare che i boss continuino a comandare dalla cella, dando ordini e disposizioni a chi è fuori”.

Il pubblico della festa di Avvenire a Matera

Il pubblico della festa di Avvenire a Matera – Donatello Sansone

La sintonia dei due magistrati è apparsa evidente anche quando si è toccato il tema delle intercettazioni. Secondo l’uomo che “si è assunto la responsabilità dell’indagine su Messina Denaro”, la possibilità di effettuare ascolti deve partire dalla constatazione che le grandi organizzazioni criminali comunicano in ogni modo ormai, anche il più tecnologico. “Resta il fatto che un delitto di corruzione, per sua natura omertoso, lo scopro solo se l’ascolto. Ogni mese trovo sacchi di soldi di funzionari corrotti nei sacchi della spazzatura”. Per Curcio, in passato, indubbiamente ci sono state “evidenti violazioni del diritto alla privacy. Ma adesso obiettivamente non vedo più i fatti provati buttati in piazza. L’ultima legge approvata in materia ha funzionato e non vedo il motivo per cambiarla, come ha annunciato di voler fare il ministro della Giustizia”.

 

Fonte: Avvenire

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