Casa e tasse: dalla terza rata Imu a febbraio a mutui e affitti brevi, tutte le nuove regole

Modifiche al «pacchetto casa» nella Manovra 2024

di Redazione

Tra gli emendamenti alla Manovra 2024, proposti dai relatori Guido Quintino Liris (FdI), Elena Testor (Lega) e Dario Damiani (Fi), emerge un significativo “pacchetto casa”. Al suo interno sono previsti nuovi vantaggi per le famiglie numerose in termini di mutui, a discapito di quelle con uno o due figli. Si introduce anche una sorta di terza rata Imu per i Comuni in ritardo e una novità riguardante le aliquote degli affitti brevi e le esenzioni per gli immobili di enti non commerciali come fondazioni ed enti ecclesiastici.

Esaminiamo più dettagliatamente questi emendamenti alla legge di Bilancio. Imu, mini versamento entro il 29 febbraio 2024

Un emendamento sgradito ai proprietari di case riguarda l’Imu. Ai Comuni è concesso un periodo di proroga per la revisione delle aliquote. Chi risiede in un Comune che non ha avuto il tempo di deliberare gli aumenti e pensava di essersi salvato, dovrà invece pagare entro il 29 febbraio l’eventuale differenza. In sostanza, se le aliquote divulgate dopo il pagamento del 18 dicembre risultano superiori a quelle in vigore fino a quel momento, i contribuenti dovranno coprire la differenza senza interessi e sanzioni, in una sorta di terza mini-rata.

Si tratta di una forma di sanatoria per i 211 Comuni italiani che hanno pubblicato in ritardo le delibere sugli aumenti delle aliquote dell’Imu sul sito del Dipartimento delle Finanze (scadenza 28 ottobre scorso). Il prossimo pagamento è previsto per il 18 dicembre, ma le amministrazioni locali che hanno modificato le aliquote rispetto al 2022 e non hanno completato l’iter in tempo rischiano di registrare maggiori entrate nel 2023 senza poter incassare l’aumento. Ecco il nuovo calendario delle scadenze:

  • Delibere con aumenti votate entro il 30 novembre scorso sono considerate tempestive.
  • La loro pubblicazione deve avvenire entro il 15 gennaio 2024.
  • Con il versamento del 18 dicembre, non si terrà conto degli ammontari aumentati rispetto alle aliquote del 2022; l’eventuale differenza dovrà essere pagata senza sanzioni e interessi entro il 29 febbraio 2024. Affitti brevi

Un altro emendamento prevede una cedolare secca al 21% per una delle case affittate con affitto breve, mentre per tutte le altre si applica il 26%. Questo intervento risponde a una specifica richiesta di Forza Italia sulle locazioni. Gli intermediari, incassando i canoni, sono sostituti di imposta e applicano un’aliquota al 21%, con una ritenuta d’acconto. Mutui e famiglie numerose

In linea con l’attenzione alle famiglie numerose, un emendamento alla Manovra prevede vantaggi per i nuclei con almeno tre figli. Le famiglie numerose nel 2024 sono incluse nelle “categorie aventi priorità per l’accesso al credito” presso il Fondo di garanzia per la prima casa. Rispetto a famiglie con uno o due figli, avranno facilitazioni nell’ottenere mutui agevolati.

L’emendamento giustifica questa “discriminazione” spiegando che gli algoritmi bancari penalizzano le famiglie numerose nella valutazione del credito. L’agevolazione si applica ai nuclei “con tre figli di età inferiore a 21 anni e un Isee sotto i 40 mila euro; quelle con quattro figli e Isee sotto i 45 mila; e quelle con 5 figli e Isee oltre i 50 mila euro annui”. La garanzia del Fondo cresce in base al numero di figli: 80% della quota capitale con 3 figli, 85% con 4 e 90% con 5 figli. La copertura è superiore a quella concessa ai giovani under 36 che cercano di comprare casa (ferma all’80%).

In sintesi, se una famiglia con tre figli e un Isee inferiore a 40 mila euro annui richiede un finanziamento superiore all’80% del valore della casa, avrà una garanzia dell’80% della quota capitale del mutuo. Se i figli sono 4 e l’Isee non supera i 45 mila, la garanzia sale all’85%, e se i figli sono 5 e l’Isee non supera i 50 mila euro, la garanzia offerta dal Fondo sarà del 90%. Le banche non potranno richiedere ulteriori garanzie personali, e l’importo del finanziamento garantito dallo Stato non potrà superare i 250 mila euro. Immobili posseduti da enti non commerciali

Per quanto riguarda l’Imu sugli immobili di enti non commerciali come la Chiesa, lo stesso emendamento chiarisce che sono esclusi dalla tassazione se l’immobile è utilizzato per attività non commerciali, come assistenza, sanità, previdenza, ricerca scientifica, didattica, ricettività e cultura. La condizione è che tali attività non generino profitti economici.

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