Ciccio e Tore, morti a Gravina di Puglia. Valentini: “Procura riapra il caso”

I due fratellini Pappalardi morirono in un pozzo e vennero trovati solo per caso due anni dopo. Il giornalista e scrittore dedica un libro alla loro vicenda tragica, convinto che ci sia una verità ancora da svelare

ROMA – “La prima cosa che vedi quando arrivi a Gravina di Puglia è questa casa delle cento stanze al centro della città. In quel rudere insistono palazzi di quattro, cinque sei piani con dei balconi che affacciano lì e non è possibile che nessuno sia andato a cercare, anche un cane molecolare li avrebbe trovati. Non li hanno mai cercati. Bisogna restituire verità a questa storia e raccontare un errore giudiziario tra i più clamorosi”. È la storia di Ciccio e Tore, i due fratellini scomparsi misteriosamente da Gravina un pomeriggio di giugno del 2006. I loro corpi ormai mummificati saranno trovati due anni dopo quando nel pozzo cade un altro ragazzino che viene tratto in salvo dai soccorsi.

A parlare con la Dire di questa tragica e oscura storia è Mauro Valentini, giornalista d’inchiesta e scrittore che alla storia di Francesco e Salvatore Pappalardi, i due fratellini di 13 e 11 anni di Gravina, insieme al Generale Luciano Garofano ha dedicato un libro ‘Ciccio e Tore il Mistero di Gravina’ che a dicembre ha vinto il premio del concorso nazionale Nadia Toffa dedicato al giornalismo d’inchiesta.

“Se non fosse caduto un altro bambino in quel pozzo, non li avrebbero trovati. Anche in questo ultimo caso tutti scappano, tranne uno che prima prova a salvare il ragazzino e poi chiama i soccorsi“. Con Ciccio e Tore nessuno avrebbe sentito grida, nessuno avrebbe chiamato aiuto. “Ci deve essere un segreto- sostiene Valentini- e una precisa dinamica. Magari prove di forza, di coraggio, di bullismo, qualcosa che non si può confessare. Escludiamo pedofili o iniziazione sessuale, ma c’è qualche anima nera che fa mantenere un silenzio agghiacciante. Troviamo qualcuno in Procura che riapra il caso per richiamare quella gente che non parla“.

Il premio Toffa, Valentini lo ha vinto anche per il suo impegno nel giornalismo d’inchiesta, qualcosa che ha illuminato la giovane breve vita della ‘Iena’ Toffa che è rimasta nel cuore di tutti e che in molti hanno ricordato a Palermo durante la cerimonia della consegna. “Il premio l’ho dedicato a Filippo Pappalardi– racconta Valentini- che ha rischiato di finire la sua vita in carcere con l’accusa del duplice omicidio dei suoi figli. La verità è scritta tra le carte delle indagini e va solamente letta” e la speranza è che questo messaggio arrivi alla Procura di Bari.

“Quello di Nadia Toffa è stato un destino particolare: ha lavorato metà del tempo di altri a causa della malattia, ma è entrata nel cuore di tutti anche per la metodologia di comunicazione che aveva“. L’associazione fondata da sua mamma porta aiuti agli ospedali oncologici ed è molto attiva, tiene a ricordare lo scrittore, come anche questo premio nazionale conferma.

“Il libro è nato per dare uno slancio possibile alla riapertura del caso in Procura e racconta il percorso di ricerca di elementi che crediamo ci siano per riaprire il caso. Qualcosa siamo riusciti a fare e i premi come questo impongono una nuova attenzione per non far cadere queste storie nell’ oblio. È giusto che il papà dei due bambini, Filippo Pappalardi, abbia verità e gli sia restituita dignità. Lui sta conducendo questa battaglia ed è giusto che sappia. Siamo più che certi che Ciccio e Tore non fossero soli ma ci fossero altri con loro, giovani non solo piccoli, che ancora tengono questo segreto”.

Un’atmosfera di preoccupazione che Mauro Valentini ricorda di aver sentito anche quando il libro andò a presentarlo a Gravina: “Quella sensazione che qualcuno fosse preoccupato da questa attenzione mediatica. Proprio questo deve succedere che questo movimento mediatico possa spingere a raccontare e a liberarsi di quello che è successo e in quel pozzo a 300 metri dalla casa in cui i due fratellini vivevano” c’è chi sa tutta la storia. “La verità è scritta nelle carte- ribadisce il giornalista- adesso bisogna leggerla“.

 

fonte: Agenzia DIRE www.dire.it

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