Governo pensa alla “fase 2” per tornare alla normalità. Verso l’apertura di uffici e fabbriche, bar ancora chiusi.

Il governo al lavoro con scienziati e medici: molte prescrizioni, ma la data del 14 aprile sembra più concreta

Si inizia finalmente a pensare alla Fase 2, quella che seguirà il blocco di queste settimane. C’è necessità di far ripartire l’economia italiana perché il rischio è quello di sprofondare in una profonda recessione.

Ma è necessario prima fare i conti con il virus. A dare indicazioni al governo sarà un tavolo più largo di quello attuale dove siedono solo medici e scienziati. Dopo il 14 aprile, quando scadrà il blocco generalizzato, qualcosa potrà ripartire.

Passo successivo, sarà la data del 2 maggio. C’è anche la convalida di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: «La curva – ha dichiarato ieri – ha iniziato la discesa e comincia a scendere anche il numero dei morti. Dovremo cominciare a pensare alla Fase 2 se questi dati si confermano». Fase 2: vuol dire come convivere con il virus, mantenendone bassa la diffusione.

«Questo è l’unico requisito per considerare misure alternative».

Anche per chi dovrà riaprire ci saranno ugualmente molte prescrizioni sanitarie, perché il rischio è la sottovalutazione generale e un ritorno alla grande del contagio sociale. In assenza di vaccino e farmaci validi, l’unica arma a disposizione restano i dispositivi di protezione individuale, il distanziamento sociale e la sanificazione degli ambienti.

Ecco dunque che qualunque fabbrica o ufficio che riapra dovrà garantire uno spazio adeguato tra lavoratore e lavoratore, i quali sicuramente dovranno indossare la mascherina. Così come i cittadini comuni che vanno

al supermercato. Ciò però non sarebbe sufficiente. E quindi si darà il via libera inizialmente soltanto a quelle aziende che hanno sottoscritto i patti di sicurezza sanitaria con i sindacati. E comunque saranno i prefetti, ancora una volta, a dover vigilare sul rispetto degli accordi, fabbrica per fabbrica, o distretto industriale per distretto industriale.

Ci sono alcune filiere che scalpitano, tipo la poli-meccanica, in quanto indispensabili al funzionamento dell’agroalimentare o del farmaceutico-sanitario, ma anche perché vedono in pericolo le quote di mercato. Potrebbero avere il via libera anche gli artigiani che lavorano da soli nella propria bottega. Appare molto più lontano, invece, il giorno in cui riapriranno negozi, bar, ristoranti, centri commerciali, palestre, cinema e teatri. Come si sente dire in ambienti di governo, «occorre prepararsi a una lunga fase di semi-normalità».

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