La ministra Locatelli: «Entro fine anno sarà pubblicato il bando “Vita e Opportunità” con oltre 380 milioni di euro»
di Monica D’Ascenzo
L’ecosistema della disabilità in Italia si sta lentamente strutturando negli ultimi anni, con tasselli che si vanno via via ad aggiungere al quadro generale in un percorso che comunque sarà lungo e in divenire. D’altra parte i dati demografici sono chiari: nei prossimi 25 anni il Paese registrerà un invecchiamento complessivo importante con la popolazione italiana che arriverà al 2050 ad essere composta al 34,6% da over 65, contro una percentuale ad oggi del 24%, e al 7% da ultra ottantacinquenni, in incremento dal 3,9% attuale, secondo le proiezioni Istat contenute nel report “Italia 2050: sfide e prospettive di una società in transizione”. Un invecchiamento che porterà inevitabilmente anche a un aumento delle persone con disabilità: le stime indicano, ad esempio, che i casi di demenza potrebbero raddoppiare da qui al 2060. Difficile però avere proiezioni affidabili sull’entità complessiva del trend che diano la misura di quella che potrebbe diventare anche un’emergenza sociale, dal momento che la tendenza italiana va verso nuclei familiari composti da una sola persona. Sempre l’Istat, infatti, ci avverte che le persone sole rappresenteranno il 44,3% delle famiglie, mentre le coppie con figli scenderanno dal 28,6% odierno al 21,4%. Rischia quindi di venir meno quella rete di welfare alternativo rappresentato dai caregiver familiari. Allo stesso tempo crescerà il numero di anziani soli e non autosufficienti, che passeranno dagli attuali 4,6 milioni a oltre 6,5 milioni con inevitabili ricadute anche sul sistema nazionale italiano che affronterà un incremento di domande di cure continuative a seguito dell’aumento di patologie croniche e di assistenza domiciliare.
La riforma della disabilità
In questo contesto appare chiara la necessità di accelerare sulla riforma attuata a partire dalla legge delega 227/2021, che mira a semplificare il riconoscimento della disabilità, promuovere l’autonomia attraverso il progetto di vita e rafforzare i servizi di supporto. La riforma, in base al decreto legislativo 62/2024 entrato in vigore il 30 giugno dello scorso anno, si trova nella fase di sperimentazione: alle prime nove province che avevano iniziato ad applicare le nuove norme da gennaio 2025 si sono unite altre undici dal settembre scorso. «La crescita economica e la coesione sociale del nostro Paese dipendono sempre di più anche dalla nostra capacità di non lasciare indietro nessuno. Non possiamo più parlare di costi e di semplice aiuto, ma di un serio investimento sulle potenzialità e sul valore di ogni persona» spiega la ministra per la Disabilità Alessandra Locatelli, che aggiunge: «Il cammino è ancora lungo, ma in questi anni abbiamo compiuto tanti passi in avanti. Penso, in particolare, alla riforma sulla disabilità che stiamo attuando, che semplifica, sburocratizza e introduce il Progetto di vita».
La macchina è complessa e non mancano le criticità, come evidenziato ad esempio in Lombardia Cgil, Cisl e Uil. Secondo i sindacati dalla sperimentazione è emersa la riduzione delle commissioni territoriali Inps, che comporta l’aumento delle distanze e dei tempi di attesa per le visite; la carenza di personale medico, specialistico e legale Inps, con un conseguente rallentamento delle procedure; la diminuzione del numero di domande presentate e l’aumento dei costi del certificato medico introduttivo, ora a carico delle cittadine e dei cittadini.
Questione di diritti
L’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità (OND) ha approvato il 28 novembre scorso il nuovo Piano d’azione nazionale per la promozione dei diritti delle persone con disabilità. Il Piano si compone di 66 linee d’azione articolate su sette linee di intervento: accessibilità universale; progetto di vita; benessere e salute; sicurezza inclusiva e cooperazione internazionale; inclusione lavorativa; sistemi di monitoraggio; istruzione, università e formazione. In particolare la ministra a seguito dell’approvazione ha sottolineato che «una delle prime linee d’azione che avrà un finanziamento specifico riguarda il contrasto alla violenza sulle donne con disabilità».
L’approvazione è il risultato di un lavoro di più di un anno con gruppi di lavoro che hanno coinvolto istituzioni, esperti, associazioni rappresentative delle persone con disabilità come ad esempio FISH e FAND e altri portatori di interesse. Il nuovo Piano, che sarà presentato ufficialmente oggi 3 dicembre in occasione della Giornata internazionale sui diritti delle persone con disabilità, vuole segnare la nuova fase programmatica nel quadro delle politiche per la disabilità in Italia: dopo i precedenti programmi biennali, oggi si cerca di puntare a un’azione più strutturata, ampia e duratura secondo alcune direttrici volte a garantire che le persone con disabilità godano pienamente dei loro diritti di cittadinanza, pari opportunità, inclusione sociale e partecipazione; allineare le politiche nazionali sociali, sanitarie, formative, di lavoro e accessibilità alla normativa internazionale a tutela della disabilità come la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità; migliorare concretamente le condizioni di vita delle persone con disabilità, intervenendo su barriere fisiche, culturali, sociali e istituzionali; e creare un sistema strutturato di monitoraggio e rendicontazione per verificare l’attuazione delle azioni e promuovere trasparenza e responsabilità.
I diritti e il progetto di vita passano anche dall’accesso al mondo del lavoro. «Abbiamo messo in campo tante azioni in questi tre anni per offrire opportunità e spingere per un forte cambio di prospettiva, a partire dal fondo da 22 milioni di euro che ha già supportato l’assunzione a tempo indeterminato di 1000 giovani» ricorda Locatelli, che aggiunge: «Entro la fine di quest’anno ci sarà la pubblicazione del bando “Vita e Opportunità” che, affiancando il Progetto di vita, con oltre 380 milioni di euro, offre concrete possibilità di autonomia alle persone con disabilità e di crescita agli enti Terzo settore, garantendo percorsi abitativi, ricreativi e lavorativi».
Infine la ministra ricorda il lavoro fatto per arrivare a una legge che riconosca i caregiver familiari «a partire da coloro che amano e curano e non vogliono essere sostituiti ma accompagnati in questo percorso. Una legge a tutele differenziate che tiene conto di tutti i soggetti coinvolti nel carico di cura familiare. Finalmente, dopo anni di attesa, abbiamo un testo condiviso e una copertura finanziaria certa di 257 milioni di euro in legge di bilancio». Il disegno di legge per il riconoscimento e il sostegno dei caregiver familiari dovrebbe essere presentato a gennaio 2026 e conterrà tutele differenziate per i caregiver, basate sul carico di cura.
Il monito all’Ue
L’Unione Europea e gli Stati membri non riescono a proteggere dalla violenza e dagli abusi le persone con disabilità che vivono negli istituti. E’ l’accusa che arriva dal nuovo rapporto dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA), pubblicato la scorsa settimana. In Ue un adulto su quattro, pari a un totale di circa 107 milioni di persone, ha una disabilità, secondo Eurostat, e sono proprio queste persone che affrontano tassi più alti di violazioni dei diritti fondamentali: il 17% di loro infatti subisce violenza rispetto all’8% delle persone senza disabilità. Un rischio che si aggrava ulteriormente per gli 1,4 milioni di persone con disabilità che vivono in istituti. Il rapporto identifica molteplici forme di abuso, che vanno dall’aggressione verbale e farmaci eccessivi all’aggressione fisica e sessuale. Le violazioni documentate includono anche trattamenti medici forzati, uso inappropriato di restrizioni fisiche e sfruttamento economico di individui vulnerabili. La ’normalizzazione’ della violenza, gli ostacoli alla denuncia degli abusi e la mancanza di un monitoraggio efficace minano così diritti fondamentali, secondo il rapporto conclusivo della Fra, che invita tutti i Paesi dell’Ue ad adottare misure urgenti per prevenire la violenza, proteggere le vittime e responsabilizzare le istituzioni.
fonte: Il Sole 24Ore

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