Il Governo fissa la data per il rilancio industriale. A Taranto, lo scontro politico si accende sulla via da seguire, mentre l’industria traccia la strada della sostenibilità.
di Salvatore Stano
ROMA (EN24) – A Taranto si apre un nuovo capitolo per l’Ex Ilva, con un accordo sulla decarbonizzazione che promette di segnare un punto di svolta per il futuro dell’acciaio italiano. L’intesa, fortemente voluta e celebrata dal governo e dal ministro Adolfo Urso, viene definita un segnale straordinario che tutela salute, lavoro e l’intera economia del territorio pugliese. Dario Iaia, deputato e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Taranto, e Gianluca Mongelli, coordinatore cittadino di Fdi Taranto, hanno elogiato l’iniziativa come un punto di non ritorno, che segna la fine di un’era produttiva altamente inquinante, garantendo al contempo la salvaguardia dei livelli occupazionali per i circa 18 mila lavoratori.

L’On. Dario Iaia (a sinistra) e Gianluca Mongelli.
Il piano di rilancio, sotto la regia del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), ha già stabilito una tabella di marcia stringente. Entro il 15 settembre, le multinazionali interessate dovranno presentare le loro offerte vincolanti, vincolate appunto al progetto di decarbonizzazione. Il piano prevede la costruzione di tre forni elettrici per sostituire il ciclo produttivo tradizionale. Tra i gruppi industriali che hanno già manifestato interesse figurano l’azero Baku Steel, l’indiano Jindal International e lo statunitense Bedrock. L’obiettivo è chiaro: trovare il prossimo proprietario entro la fine di settembre e avviare il processo di transizione per una nuova gestione che dovrebbe diventare operativa nel 2026.

Il nuovo forno elettrico ad arco (EAF)
Sul fronte industriale, la strada è tracciata. Camilla Benedetti, presidente di ABS Acciaierie (Gruppo Danieli), ha ribadito con forza che il futuro del settore è nell’acciaio “green”, definendolo un motore imprescindibile della transizione energetica. L’industria siderurgica, infatti, è il cuore della produzione di componenti essenziali per l’eolico, il fotovoltaico e la mobilità elettrica. La presidente ha richiamato l’attenzione sulla necessità di superare la gestione emergenziale per investire in una strategia di lungo periodo, citando come esempi virtuosi il modello Piombino e l’esperienza internazionale con la svedese SSAB, che ha affidato al gruppo Danieli un ambizioso progetto a zero emissioni.

Camilla Benedetti, presidente di ABS Acciaierie (Gruppo Danieli)
Nonostante il piano e la visione industriale sembrino allineati, a livello locale il dibattito resta teso. Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, è finito al centro di un duro scontro con il Movimento 5 Stelle, che lo accusa di non agire con la dovuta risolutezza per fermare l’inquinamento. Bitetti ha difeso il suo operato, sottolineando la complessità della questione e respingendo le accuse di immobilismo, ricordando come neanche i governi passati siano riusciti a fermare la produzione inquinante. I pentastellati, dal canto loro, hanno invitato il sindaco ad unirsi a un ricorso legale contro l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), che a loro dire condannerebbe Taranto a un’ulteriore decade di produzione a carbone, ribadendo che la città ha bisogno di scelte coraggiose, non di polemiche.

A sinistra Piero Bitetti (Con), a destra Mario Turco (M5S)
Il futuro dell’Ex Ilva, dunque, si delinea su più fronti: l’accordo governativo, il bando per la cessione e la visione strategica dell’industria. Restano aperte questioni cruciali come l’installazione di una nave rigassificatrice, osteggiata dal Comune, e la gestione della cassa integrazione per migliaia di lavoratori. Il 15 settembre si avvicina, e con esso la speranza di una svolta definitiva, ma la partita per il futuro dell’acciaio italiano e del territorio tarantino è ancora tutta da giocare.
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