Gli andrologi avvertono: “Pancia e difetti estetici raddoppiano il rischio disfunzione erettile”

Gli inestetismi dell’intimità maschile possono compromettere la salute sessuale, anche quando non sono legati a patologie deformative

di Francesco Demofonti

ROMA – Salute e bellezza sono un diritto anche per gli uomini: per migliorare il benessere maschile, che si riflette anche sul benessere della coppia occorre piacersi e non è solo una questione di vanità, perché gli inestetismi dell’intimità maschile, più o meno gravi, possono compromettere la salute sessuale, anche quando non sono legati a patologie deformative come ad esempio la malattia di Peyronie. “Si stima che circa il 45% degli uomini italiani sia in sovrappeso- afferma il presidente della Società italiana di andrologia (Sia) e docente di Urologia all’Università Federico II di Napoli, Alessandro Palmieri– e che l’eccesso ponderale comporti un rischio fino al 70% di sviluppare disfunzione erettile, che è ancora maggiore al di sopra dei 60 anni”.

Anche cedimento dei tessuti, piccole dimensioni e curvature del pene acquisite o congenite, lesioni dermatologiche o cicatrici chirurgiche– prosegue- possono avere un impatto negativo sulla salute sessuale maschile. Nel concetto olistico dell’andrologia, che prevede un approccio globale al paziente, non si può prescindere dalla valutazione delle condizioni estetiche, non solo perché spesso legate a condizioni patologiche ma anche perché una migliore percezione di sè ha ripercussioni funzionali sulla vita sessuale”.

“Una nuova branca della medicina in continua evoluzione- sottolinea Palmieri che si occupa di migliorare l’estetica e la funzionalità degli organi genitali maschili per consentire a chi soffre di inestetismi delle parti intime di vivere pienamente la propria sessualità, grazie a procedure correttive, sicure, efficaci e mini-invasive”.

Ogni anno si rivolgono all’andrologo circa 7-10mila uomini che chiedono interventi per migliorare l’aspetto esteriore dei propri genitali. Non sempre però la percezione che un uomo ha della sua intimità corrisponde poi alla realtà. “Capita di frequente che i pazienti chiedano di accedere a procedure di cui non hanno davvero bisogno- spiega Stefano Lauretti, servizio di Urologia, Andrologia e Riabilitazione uro-sessuale, Casa della Salute Santa Caterina, Asl Roma 2- perché percepiscono difetti inesistenti o lievi. È quello che definiamo dal punto di vista scientifico ‘dismorfofobia peniena‘. In questo caso il paziente non va assecondato ma aiutato a comprendere l’errata percezione”.

Per gli specialisti della Sia bisogna diffidare da informazioni, consigli e soluzioni facili che spesso si trovano sul web. “È indispensabile- osserva Lauretti- che i pazienti vengano seguiti da uno specialista che sappia indirizzarli verso le giuste scelte al fine di risolvere in maniera personalizzata la loro problematica estetica”.

L’aumento delle richieste per accedere a trattamenti estetici non chirurgici in ambito andrologico è cresciuto in pochissimo tempo. “Si è passati da zero a un più 7-10% negli ultimi 10 anni- specifica Claudio Marino, andrologo della Sia ed esperto in trattamenti estetici- e i motivi principali derivano da una sorta di imbarazzo nelle situazioni intime dovuti sia a difetti legati a vere e proprie patologie del pene, che all’avanzare dell’età. Può succedere infatti che, che a causa del trascorrere del tempo, l’aspetto dei genitali non corrisponde più ai desideri dell’uomo e possono emergere frustrazione e sfiducia, che incidono in modo negativo sulla sfera sessuale”.

“Per aumentare la circonferenza del pene o correggere curvature acquisite o congenite- spiega inoltre Marino- si può ricorrere a filler riassorbibili da applicare nella regione genitale. Si va dalle iniezioni di acido ialuronico o collagene per ‘rimodellare’ a trattamenti biorivitalizzanti come iniezioni di plasma arricchito da piastrine (Prp) o il needling, una tecnica innovativa che con un rullo di aghetti stimola la produzione di elastina e collagene”.

Tra i trattamenti più richiesti c’è anche la riduzione delle adiposità addominali, in particolare localizzate in zona pubica. Il grasso ricopre parte della base del pene, ‘rubandogli’ visivamente svariati centimetri, con effetto ottico di falsa brevità peniena. “È possibile ridurre la ‘pancetta’ o il grasso pubico in eccesso, con un netto miglioramento estetico-funzionale- rende poi noto Marino- mediante protocolli specifici che prevedono l’ausilio di onde d’urto, onde acustiche ad altà intensità focalizzate e radiali, o criolipolisi, che consente, mediante raffreddamento, la frammentazione degli adipociti, eliminati fisiologicamente nelle settimane successive”.

“La lunghezza anatomica del pene non è in questo caso effettivamente più corta- riferisce Marino- ma l’organo appare tale alla vista perché parte di esso risulta mascherato dal grasso. Questa problematica può determinare anche disturbi funzionali, perché l’eccesso ponderale può rendere più difficile la penetrazione, con conseguente disfunzione erettile. Infatti esiste una stretta correlazione tra disfunzione erettile e sovrappeso. Le onde d’urto possono soddisfare anche richieste che riguardano la riduzione e l’appianamento delle cicatrici conseguenti a interventi chirurgici”. Se eseguite da specialisti opportunamente formati, tutte queste procedure sono efficaci e sicure. “Il rischio maggiore- conclude Palmieri- è legato all’immagine distorta che il paziente ha di sé e a soluzioni ‘fai da te’ del tutto sconsigliate. Ancora una volta l’andrologo riveste un ruolo fondamentale nell’inquadrare il paziente non solo al punto di vista estetico-funzionale ma anche dal punto di vista psicosessuologico”.

Fonte: Agenzia DiRE

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