Leone XIV celebra la Messa nella parrocchia di San Tommaso da Villanova, a Castel Gandolfo, e riflette sulla parabola del Buon Samaritano. Quindi lancia un appello per quanti sono “vittime di sistemi politici oppressivi, di un’economia che li costringe alla povertà, della guerra che uccide i loro sogni” ed esorta a lasciare che i “bisogni” e le “sofferenze” del prossimo ci “spezzino il cuore”
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Sguardo attento e rivolto verso il “basso”, verso tutti coloro che sprofondano quotidianamente nelle sofferenze e nelle difficoltà della vita. Compassione per l’altro, “chiunque egli sia”, per i suoi bisogni, al di là di ogni appartenenza ad una cerchia, ad una nazionalità o una religione. Cuore trafitto, spezzato, nel guardare quei tanti popoli oggi “spogliati, derubati e saccheggiati, vittime di sistemi politici oppressivi, di un’economia che li costringe alla povertà, della guerra che uccide i loro sogni e le loro vite”. In un tempo di violenze e divisioni fratricide, di individualismo e indifferenza, di un cinismo che derubrica a numeri le vite umane falcidiate dai conflitti, Papa Leone XIV nella Messa celebrata oggi a Castel Gandolfo indica una immagine, una figura, un’icona: il buon samaritano. Ovvero il protagonista di una delle “più belle e suggestive parabole” del Vangelo che, facendosi toccare gli occhi e il cuore dall’uomo “mezzo morto” maltrattato e abbandonato dai briganti incontrato sulla strada verso Gerico, insegna a tutti l’unico vero comandamento: l’amore.
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Leone XIV in auto elettrica attraversa la via centrale di Castel Gandolfo e saluta i fedeli
“Rivoluzione dell’amore”
Oggi c’è bisogno di una “rivoluzione dell’amore”, dice il Papa durante l’omelia della celebrazione presieduta a San Tommaso da Villanova, la piccola parrocchia pontificia a pochi passi dal Palazzo Apostolico del comune laziale, terra di vacanze estive dei Papi. È il primo appuntamento pubblico di Robert Francis Prevost dall’inizio del suo periodo di riposo. Il Pontefice raggiunge San Tommaso a bordo di un’auto aperta elettrica, accolto dalla folla di residenti, fedeli e negozianti assiepati dietro le transenne nel corridoio naturale che collega Villa Barberini, residenza del Pontefice, alla centrale Piazza della Libertà. Lì, dal portone d’ingresso, un breve saluto alla folla.
Invece nella parrocchia, scrigno di storia e arte progettato dal Bernini e intitolato ad un agostiniano spagnolo, Leone XIV prima della liturgia si raccoglie per qualche istante in preghiera, in ginocchio, davanti al Santissimo Sacramento. Il coro, intanto, intona il canto Tu es Petrus. Nell’omelia della Messa – concelebrata con il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale – il Papa parla ad un ristretto gruppo di fedeli: oltre al vescovo Vincenzo Viva e alla comunità parrocchiale, anche sacerdoti, religiose e religiosi, autorità civili e militari. Ma le parole del Vescovo di Roma – amplificate dalla filodiffusione a creare una suggestiva eco sopra il lago di Albano – sono indirizzate al mondo intero. Un mondo che sembra aver dimenticato l’empatia, che sembra aver messo da parte la misericordia e perso la capacità di farsi “trafiggere il cuore” dinanzi a quanti vivono nel dolore.

Il Papa in preghiera prima dell’inizio della Messa
La parabola del buon Samaritano, una sfida per tutti
Ed è per questo che Papa Leone richiama alla mente di tutti la parabola – al centro del Vangelo odierno – del buon samaritano, tanto cara a Papa Francesco, citato nell’omelia insieme a Benedetto XVI e al suo Gesù di Nazaret.
Questo racconto continua a sfidarci anche oggi, interpella la nostra vita, scuote la tranquillità delle nostre coscienze addormentate o distratte, e ci provoca contro il rischio di una fede accomodante, sistemata nell’osservanza esteriore della legge ma incapace di sentire e di agire con le stesse viscere compassionevoli di Dio
Lo “sguardo”
In particolare Leone XIV rileva un primo dettaglio della parabola, lo “sguardo”, che – dice – “esprime ciò che abbiamo nel cuore”. C’è, infatti, un “vedere esteriore, distratto e frettoloso”, un “guardare facendo finta di non vedere”, cioè senza lasciarci toccare e senza farci interpellare dalla situazione; e c’è, invece, un vedere “con gli occhi del cuore”, “con un’empatia che ci fa entrare nella situazione dell’altro”, ci tocca, ci scuote.
Il primo sguardo è quello che Dio ha avuto verso di noi, afferma il Papa. Il buon samaritano è, infatti, immagine di Gesù; mentre il tale che scendeva da Gerusalemme a Gerico rappresenta l’umanità che discende “negli abissi della morte” e “ancora oggi, spesso deve fare i conti con l’oscurità del male, con la sofferenza, con la povertà, con l’assurdità della morte”.
Dio, però, ci ha guardati con compassione, ha voluto fare Lui stesso la nostra strada, è disceso in mezzo a noi e, in Gesù, buon samaritano, è venuto a guarire le nostre ferite, versando su di noi l’olio del suo amore e della sua misericordia.

L’inizio della Messa a San Tommaso da Villanova
Segno di compassione nel mondo
Misericordia e compassione sono le caratteristiche di Dio, sottolinea Papa Leone: “Egli è il buon Samaritano che ci è venuto incontro; Egli, dice Sant’Agostino, volle chiamarsi nostro prossimo”. Credere in Lui, sottolinea il Pontefice, “significa lasciarsi trasformare perché anche noi possiamo avere i suoi stessi sentimenti: un cuore che si commuove, uno sguardo che vede e non passa oltre, due mani che soccorrono e leniscono ferite, le spalle forti che si prendono il carico di chi è nel bisogno”.
Guariti e amati da Cristo, diventiamo anche noi segni del suo amore e della sua compassione nel mondo
Tanti popoli oggi spogliati, derubati e saccheggiati
Oggi “c’è bisogno di questa rivoluzione dell’amore”, afferma Leone XIV. La strada da Gerusalemme verso Gerico, “è la strada percorsa da tutti coloro che sprofondano nel male, nella sofferenza e nella povertà”. È la strada di “tante persone appesantite dalle difficoltà o ferite dalle circostanze della vita” e di “tutti coloro che ‘scendono in basso’ fino a perdersi e toccare il fondo”.
È la strada di tanti popoli spogliati, derubati e saccheggiati, vittime di sistemi politici oppressivi, di un’economia che li costringe alla povertà, della guerra che uccide i loro sogni e le loro vite
Aiutare tutti, non solo chi ha la stessa nazionalità o religione
Davanti a costoro “che cosa facciamo noi?”, domanda il Papa. A volte, infatti, osserva “ci accontentiamo soltanto di fare il nostro dovere o consideriamo nostro prossimo solo chi è della nostra cerchia, chi la pensa come noi, chi ha la stessa nazionalità o religione”. Ma Gesù “capovolge la prospettiva presentandoci un samaritano, uno straniero ed eretico che si fa prossimo di quell’uomo ferito”. E “ci chiede di fare lo stesso”.

Il Papa consegna un regalo al parroco padre Tadeusz Rozmus
L’amore più forte della morte
L’invito è allora a “vedere senza passare oltre, fermare le nostre corse indaffarate, lasciare che la vita dell’altro, chiunque egli sia, con i suoi bisogni e le sofferenze, mi spezzino il cuore”.
Questo ci rende prossimi gli uni degli altri, genera una vera fraternità, fa cadere muri e steccati. E finalmente l’amore si fa spazio, diventando più forte del male e della morte
Il dono del Papa alla parrocchia
A conclusione della celebrazione il Papa annuncia di voler consegnare “un piccolo dono” al parroco di San Tommaso, il salesiano polacco padre Tadeusz Rozmus, in ricodo della giornata di oggi: si tratta di una patena e un calice. “Sono strumenti di comunione – spiega Leone XIV – e questi possono essere un invito a tutti noi a vivere in comunione, a promuovere questa fraternità che viviamo in Gesù Cristo”. Un applauso, partito spontaneamente prima dell’antifona del Salve Regina, suggella il momento liturgico. Poi alcuni saluti tra i presenti in parrocchia. Tra questi, i ragazzi dell’oratorio “Don Bosco” che regalano a Leone un pallone da basket scherzando su una possibile partita col Pontefice, mentre l responsabile di un locale centro sportivo consegna una t-shirt e un cappellino bianco con la scritta “Leone XIV” e il richiamo al motto In Illo Uno Unum.
Dalla parrocchia il Papa alle 12 si trasferisce a piedi al centro della piazza per la recita dell’Angelus, davanti al Palazzo Apostolico.
Guarda il video integrale della Messa di Papa Leone XIV nella parrocchia di San Tommaso da Villanova, a Castel Gandolfo
FONTE: VATICAN NEWS
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