Israele, il piano per Gaza divide il governo: scontro tra ministri

A quasi tre mesi dall’inizio della guerra, le divergenze e le divisioni interne sul destino della Striscia diventano pubbliche: l’estrema destra contro il ministro della Difesa

A quasi tre mesi dall’inizio della guerra ad Hamas nella Striscia di Gaza, le divergenze di opinioni e le divisioni interne al governo israeliano sul futuro dell’enclave palestinese stanno diventando sempre più evidenti e, soprattutto, pubbliche.

Mentre il premier Benjamin Netanyahu con il Likud risalgono nei sondaggi dopo l’uccisione del numero due di Hamas, come ricorda la Cnn, nella giornata di ieri si è consumato lo scontro aperto tra alcuni dei principali politici israeliani dopo quella che una fonte ha descritto come una ‘lotta’ in una riunione del gabinetto di sicurezza su come gestire le indagini sugli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso. Ma forti disaccordi pubblici si sono registrati anche sul piano postbellico per Gaza.

Scontro tra ministri: estrema destra contro il piano per Gaza

Giovedì scorso il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha infatti delineato un programma che non prevede sia il controllo di Hamas sull’enclave sia tantomeno la presenza di cittadini israeliani sul territorio una volta finita la guerra. Ma il piano è stato criticato duramente dal ministro delle Finanze di estrema destra del paese, Bezalel Smotrich, che ha invece sostenuto con forza l’idea di un esodo palestinese da Gaza. Il ministro, in particolare, ha chiesto “la ripresa della costruzione di insediamenti” israeliani nella Striscia e la “migrazione volontaria” dei suoi civili al termine del conflitto.

Una visione totalmente differente dal piano del ministro della Difesa, che ha parlato di palestinesi, e non israeliani, a “gestire gli affari civili a Gaza nel dopoguerra”, con Israele che manterrà il controllo della sicurezza mentre ”non ci sarà più presenza civile israeliana nella Striscia di Gaza una volta che gli obiettivi della guerra saranno stati raggiunti”. “I residenti di Gaza sono palestinesi, quindi gli organismi palestinesi saranno responsabili a condizione che non ci sia ostilità verso Israele”, ha affermato il ministro, spiegando inoltre che sarà una forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti, in collaborazione con gli alleati europei e arabi di Israele, che si assumerà la responsabilità della ricostruzione di Gaza nel dopoguerra.

Le indagini sugli ‘errori’ di Israele nella sicurezza

L’esercito israeliano dovrebbe intanto avviare un’indagine operativa per imparare dai suoi “errori” nella sicurezza e applicare quelle lezioni alle future sfide alla sicurezza, ha detto venerdì il portavoce delle Forze di difesa israeliane Daniel Hagari. Un’indagine interna verrebbe condotta della catena di comando e un’altra indagine verrebbe svolta da ex alti funzionari per riflettere anche “esternamente” sui “processi decisionali”, ha affermato Hagari. “Il nostro obiettivo è migliorare costantemente, imparare lezioni dai combattimenti, estendere i nostri risultati e ridurre al minimo le perdite tra le nostre forze”, ha affermato Hagari, aggiungendo: “Le indagini operative sono uno dei principi fondamentali dell’Idf”.

Diplomazia al lavoro: Usa e Ue in campo

Intanto sono due le importanti visite di funzionari occidentali questo fine settimana mentre i leader del Medio Oriente avvertono su un potenziale conflitto esteso derivante dalla guerra tra Israele e Hamas.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in Turchia per la prima tappa di un tour nella regione mediorientale. La sua visita si concentrerà sulla diplomazia indiretta con l’Iran, che sostiene i ribelli Houthi nello Yemen e il gruppo paramilitare Hezbollah in Libano, due attori chiave nelle tensioni infiammate della regione.

Nel frattempo, il capo della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, è in Libano per discutere della situazione al confine con Israele, luogo di continui scontri tra Hezbollah e le truppe israeliane.

Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha affermato ieri che molti soldati israeliani sono stati uccisi o feriti durante gli scontri in corso, che secondo lui mirano a “aumentare la pressione sul governo nemico e a fermare l’assalto a Gaza”.

Nel frattempo, nello Yemen, i sostenitori degli Houthi si sono riuniti per commemorare i combattenti uccisi dalla marina statunitense nel Mar Rosso il 31 dicembre.

 

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