Lecce, dimenticata in obitorio in attesa dell’autopsia la salma di bimba nata morta: “Per i genitori altro dolore”

L'obitorio dell'ospedale Vito Fazzi

Dopo tre settimane la procura non ha ancora assegnato l’incarico per l’esame del piccolo morto. La famiglia dopo il parto ha presentato due denunce per capire le cause della morte

Da ormai 21 giorni la salma di una bimba morta a poche ore dal parto all’ospedale di Tricase è in una cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale Vito Fazzi. In attesa che la procura di Lecce conferisca incarico ad un medico legale per eseguire l’autopsia dopo l’apertura di un fascicolo d’indagine. Tre settimane, un tempo troppo lungo per disporre un accertamento che, solitamente, per simili indagini dovrebbe rappresentare la prassi.

I genitori della piccola – la mamma di 35 anni e il padre, di cinque anni più giovane, residenti a Presicce-Acquarica – rimangono in attesa di ricevere qualche comunicazione ufficiale. Che tarda ad arrivare. Vorrebbero dare alla loro piccola una sepoltura in tempi brevi. Ma non è ancora possibile. E non sarebbe colpa dell’emergenza Covid.

“È facilmente immaginabile – commenta l’avvocato Salvatore Donadei (legale della famiglia insieme al collega Raffaele Benfatto) – come i miei assistiti stiano aspettando con una certa ansia lo svolgimento dell’autopsia per poi procedere con la tumulazione della figlia. I due giovani genitori vivono con compostezza e nel massimo riserbo questo momento così doloroso “anche se confidiamo – prosegue il legale – che l’esame autoptico venga effettuato in tempi relativamente brevi affinché questi due ragazzi possano riacquistare un minimo di serenità che stentano a trovare in questo momento”.

In casa della coppia era tutto pronto per accogliere la seconda figlia. In pochi giorni, però, la vita è stata stravolta. E il giorno più bello si è trasformato in un incubo. Peraltro per la donna non era stata una gravidanza semplice. Nel maggio del 2020 i medici avevano riscontrato un difetto genetico del cordone ombelicale perché presentava una sola arteria anziché due. Nonostante tutto la successiva amniocentesi aveva escluso possibili difetti genetici derivanti da tale anomalia.

Per ulteriore scrupolo, il 21 ottobre sempre del 2020, era stato effettuato un ecocardiogramma fetale che non aveva rilevato particolari criticità: lo sviluppo del feto rientrava nella norma. Insomma, tutto sembrava procedere per il meglio. Il 1° marzo, alle soglie della 40esima settimana, la giovane donna ha raggiunto l’ospedale di Tricase per effettuare gli esami di routine previsti nella fase di pre-ricovero: esami del sangue, elettrocardiogramma e un tracciato per verificare il battito fetale ed eventuali contrazioni uterine.

La mattina seguente la donna ha iniziato ad accusare dolori al basso ventre, accompagnati da perdite, che lasciavano presagire un parto imminente. Una volta ritornata in ospedale le contrazioni sono diventate sempre più forti. E’ stata così sottoposta a visita. Sentiva comunque la bambina muoversi. Nel corso del successivo tracciato, però, le ostetriche non hanno più registrato il battito e la piccola è venuta alla luce ormai priva di vita.

Una tragedia per la coppia che ha spinto a presentare due distinte denunce a stretto giro. E da quel 3 marzo sono ormai trascorsi 21 giorni ma ancora nulla si sa se e quando verrà eseguita l’autopsia mentre la famiglia attende con ansia di poter dare un ultimo saluto alla piccola.

 

fonte: la Repubblica Bari

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