Mascherine, distanze e tanto cuore: la benedizione delle case, oggi

Nella comunità di San Giuseppe da Copertino, nel quartiere della Cecchignola. «Affiggiamo l’avviso che invita ad una celebrazione negli spazi comuni, nel giardino condominiale o affacciandosi dalla finestra, con una breve preghiera al termine della quale viene consegnata, rispettando i protocolli, una bottiglietta d’acqua santa da usare in ogni casa per l’aspersione, in un momento famigliare», spiega il parroco, don Paolo Pizzuti

di Roberto Ponti

Saper far tesoro di quanto il momento presente ci offre. È il passaggio obbligato che, davanti al protrarsi della pandemia e delle restrizioni ad essa connesse, anche i parroci hanno dovuto superare. Non sterili lamentele, non inerzia e attesa sine die ma creatività e apertura d’animo, avendo sempre ben presenti le regole d’oro di questi mesi: pulizia e disinfezione, distanza e mascherine. Don Paolo Pizzuti, 55 anni, prete dal 1990, parroco di San Giuseppe da Copertino, a Roma Sud nel quartiere della Cecchignola, dice sorridendo che ultimamente la spesa maggiormente cresciuta è quella per i detersivi e i gel disinfettanti. Un budget che la gente sostiene volentieri, pur di tenere viva la comunità. La catechesi continuerà in questi giorni di zona rossa utilizzando i mezzi informatici e le reti sociali.

Ma la Messa, soprattutto quella domenicale, può beneficiare di un’intuizione avuta in tempi non sospetti, “Avevamo allestito in vista delle celebrazioni patronali, ricorda don Pizzuti, un altare all’aperto, nel piazzale delle opere parrocchiali antistante la chiesa. Riusciamo così oggi ad accogliere, rispettando tutte le disposizioni e clima permettendo, anche 450 fedeli. Da notare che, nei giorni festivi, le messe sono previste ogni ora, dalle 8 a mezzogiorno e per ognuna i gruppi parrocchiali assicurano il servizio liturgico adeguato, con l’aggiunta del “triage” per evitare il rischio del contagio”.

«La pandemia ci ha obbligato a svecchiare lo stile pastorale»

Don Paolo non ha voluto venir meno neanche alla benedizione delle case, che a Roma si svolge già nel tempo di Quaresima. Lo scorso anno portata avanti in maniere più timida, in queste settimane si è invece intensificata, con soluzioni pratiche suggerite dalle circostanze, per provare a far qualcosa senza creare problemi. In genere si bussava ad ogni porta e l’accoglienza era quasi unanime, non solo di chi frequenta la parrocchia. “Con l’aiuto di referenti nei vari palazzi – dice don Pizzuti – affiggiamo l’avviso che invita ad una celebrazione negli spazi comuni, nel giardino condominiale o affacciandosi dalla finestra, con un breve momento di preghiera al termine del quale viene consegnata, rispettando i protocolli, una bottiglietta d’acqua santa benedetta in parrocchia, da usare in ogni casa per l’aspersione, in un momento famigliare, secondo uno schema stampato su un cartoncino”.

“Don Pa’, c’è più gente alla benedizione delle case che alla riunione di condominio!… La Benedizione fatta così è meglio, dà più il senso della comunità ed oggi ne abbiamo proprio bisogno…”  Sono i commenti arrivati al parroco, che aggiunge: “Si affacciano volentieri anche i più lontani, quelli che non ho mai visto in parrocchia. Veramente questa pandemia ci ha obbligato a svecchiare lo stile pastorale e ad integrare alcune novità. Grazie agli vari gruppi che partecipano alla vita della comunità, con cui cerco di concordare le mie scelte, non ci siamo mai fermati. Spero che si esca presto dall’emergenza sanitaria e ritornando alla normalità potremo contare su un’esperienza che ci ha fatto camminare e maturare in fretta”.

 

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fonte: Famiglia Cristiana

 

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