Medicina, zur Hausen e la scoperta degli oncovirus

Photo: Uli Deck/dpa

La scomparsa del virologo tedesco Harald zur Hausen, Premio Nobel per la Medicina 2008 per avere scoperto il virus del Papilloma umano come agente eziologico del carcinoma del collo dell’utero, ha colpito il mondo della medicina. Lo scienziato, premiato all’epoca a Stoccolma insieme a Françoise Barré-Sinoussi e Luc Montagnier – scopritori di un altro virus (l’Hiv) – si è spento domenica 28 maggio a Heidelberg, all’età di 87 anni.

Zur Hausen nei suoi studi si è concentrato su un tumore femminile, quello della cervice uterina. “La scoperta degli oncovirus, in grado di indurre trasformazioni neoplastiche, ha rivoluzionato la storia della virologia ma anche dell’oncologia”, sottolinea a Fortune Italia l’oncologo Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia e docente all’Università di Siena.

 Harald zur Hausen (a sinistra) insieme ad Antonio Giordano

Harald zur Hausen (a sinistra) insieme ad Antonio Giordano

I tumori di orgine virale

“L’Organizzazione mondiale della sanità indica che, attualmente, circa il 15% di tutti tumori è di origine virale – ricorda Giordano – e per sette di queste neoplasie è stato stabilito un nesso di causalità certo tra il virus e il tumore. E’ il caso del Papillomavirus (Hpv), la cui oncogeniticità e’ stata individuata da Harald zur Hausen: i suoi studi sui meccanismi di azione degli oncovirus furono così rilevanti da portarlo al premio Nobel”.

Già nel 1976 il medico tedesco ipotizzò che l’ Hpv giocasse un ruolo importante nello sviluppo del tumore della cervice uterina. “I suoi studi, negli anni successivi, confermarono l’ipotesi che gli valse il Nobel. L’Hpv è correlato allo sviluppo dei tumori della cervice uterina in primis e, poi, anche del pene, dell’ano e di neoplasie testa-collo. L’oncogenicità del Papillomavirus  è rilevante nella storia della medicina, poiché grazie a questa intuizione – sottolinea Giordano – abbiamo la possibilità di individuare precocemente donne che potrebbero sviluppare tale neoplasia”. 

Non solo. “Oltre agli strumenti diagnostici, abbiamo a disposizione anche metodi preventivi come la vaccinazione. Il Pap test ci consente di identificare precocemente le lesioni che potrebbero evolversi in tumori. Da un punto di vista preventivo, lo sviluppo e l’introduzione della vaccinazione per l’Hpv, approvata nel 2006, ha determinato una rapida riduzione dell’incidenza di questa neoplasia”. Dal 2017 il Piano vaccinale nazionale estende la vaccinazione anche al genere maschile.

“Aver scoperto il Virus del Papilloma umano come agente eziologico del carcinoma del collo dell’utero è ancora più notevole – conclude Giordano – se si pensa alle applicazioni cliniche che tale scoperta ha apportato in termini di salute pubblica, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove il cancro del collo dell’utero è la principale causa di morte per tumore nelle donne”.

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