Schianto sull’Aurelia, il dolore del Livorno per Anwar dal piede d’oro: «Una forza della natura»

Il direttore sportivo Marco Braccini: «Per noi è un colpo al cuore». Residente a Rosignano, Megbli ha giocato anche a Cecina, Castiglioncello e ha militato nella Pro Livorno Sorgenti. L’incidente insieme a un amico tra Donoratico e San Vincenzo

di Claudia Guarino

LIVORNO. «Quando Igor Protti mi ha telefonato per dirmi che cosa era successo è stato un colpo al cuore. Ero in auto. Ho dovuto accostare. Non ce la facevo». Il direttore sportivo del Livorno calcio Marco Braccini parla trattenendo le lacrime, mentre racconta del suo attaccante «dal sinistro d’oro». Nato a Livorno nel marzo del 2005, Anwar Megbli, origini marocchine e residenza a Rosignano Solvay, muove i suoi passi nel pallone fin da giovanissimo. Gioca nel Castiglioncello, per esempio, e negli allievi del Cecina. Ed è proprio qui che qualche anno fa Braccini, allora direttore sportivo del Pro Livorno Sorgenti, lo vede. E si rende subito conto che il suo è un talento. «Lo presi dal Cecina per portarlo alla Pro Livorno Sorgenti», racconta. Poi l’ha portato con sé anche dopo, da ds amaranto, «nella juniores del Livorno. Ha anche debuttato, in panchina, nella prima squadra. Pensi che pochi giorni fa mi aveva chiamato per dirmi se poteva avere la maglia numero 30. Quella che gli era stata data quando era in panchina col Livorno».

Attaccante esterno e, all’occorrenza trequartista, Megbli «ha da subito dimostrato di avere ricevuto un dono da parte di madre natura: un piede sinistro divino. E la sua forza tecnica ha fatto sì che sia riuscito a ritagliarsi uno spazio in squadra».

E sul rettangolo di gioco, con la maglia amaranti, si divertiva. «Il pallone è stato la sua passione fin da quando era piccolino e per certi versi anche la sua salvezza. In campo l’ho sempre visto come il bimbo più felice del mondo». Il bimbo dal sinistro d’oro. Sabato sera la squadra era a Chioma a festeggiare un compleanno. Ma Anwar non c’era. Era andato oltre Follonica a ballare al Tartana. Poi è salito in scooter insieme a un amico e ha imboccato la Variante Aurelia. E al chilometro 280 della via costiera – al confine tra San Vincenzo e Donoratico – all’improvviso, lo schianto. Un’auto li tampona e loro vengono sbalzati dal mezzo. Il giovane calciatore viene portato all’ospedale in condizioni disperate. Prima a Cecina. Poi viene trasferito a Cisanello con l’elisoccorso. E qui iniziano le verifiche per la morte cerebrale. L’amico, invece, batte la testa e finisce in Rianimazione all’ospedale di Livorno. Vengono informati i parenti e, tempo qualche ora, la notizia arriva anche agli amici, ai compagni di squadra e ai dirigenti. «Non mi aspettavo di dover rivivere un dramma del genere – racconta Braccini –. C’ero già passato con Simone Brilli, Jacopo Pieri e Nicola Fiorenzani. E non mi aspettavo che oggi si riaprisse questa ferita». Una ferita che il tempo stava cercando in qualche modo di ricucire.

 

FONTE: IL TIRRENO

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