Strage di negozi: 103.770 attività chiuse in dieci anni

Un’analisi del censimento di Confcommercio rivela una tendenza alla chiusura dei negozi in Italia, con poche eccezioni.

di Redazione

Un nuovo censimento condotto da Confcommercio conferma la preoccupante tendenza alla chiusura dei negozi in Italia. Negli ultimi dieci anni, le serrande si sono abbassate per 103.770 attività commerciali, rappresentando il 15,7% del totale. In mezzo a questo scenario negativo, crescono solo le farmacie e le rivendite di telefonini e computer. Sindaci e operatori economici stanno cercando soluzioni per rilanciare il commercio di prossimità, considerato un elemento cruciale per la tenuta sociale delle città.

Il censimento di Confcommercio rivela una caduta significativa in diverse categorie di negozi. Ad esempio, si registra una diminuzione del 31% dei negozi di libri e giocattoli, del 30,5% nelle rivendite di mobili e ferramenta, mentre abbigliamento e calzature registrano una caduta del 21,8%. Anche fra i negozi alimentari, la flessione è del 10,6%.

Il saldo complessivo tra il 2012 e il 2022 evidenzia la perdita di 103.770 negozi, pari al 15,7% del totale. Nei primi nove mesi del 2023, altre 14.889 attività commerciali hanno chiuso i battenti. Questa tendenza negativa, tuttavia, è controbilanciata solo da bar, ristoranti e alberghi, che dopo un aumento di quasi 10.000 unità negli ultimi dieci anni hanno registrato una flessione marginale nel 2023.

La situazione ha spinto sindaci e operatori economici a unirsi, cercando soluzioni comuni per affrontare il declino del commercio di prossimità. Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sottolinea il rischio che la chiusura di esercizi di vicinato rappresenta per la tenuta sociale delle città, causando la perdita di posti di lavoro e riducendo i luoghi di aggregazione.

Dalla collaborazione tra Anci e Confcommercio nasce un protocollo d’intesa, con l’obiettivo di puntare sulla “rigenerazione urbana delle città”, che deve essere anche “rigenerazione sociale ed economica”, come afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. L’idea è di superare le iniziative episodiche e puntare a una visione comune fra sindaci e operatori economici.

Si sottolinea la necessità di strumenti normativi che possano influire positivamente su questa situazione critica, cercando un equilibrio tra una pianificazione efficace e l’evitare eccessive griglie autorizzative del passato. Mentre alcuni comuni hanno adottato misure creative, come incentivi economici per nuove attività legate a iniziative sociali, la richiesta è di un intervento normativo più ampio per invertire la tendenza alla chiusura dei negozi.

 

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