Superlega, Birindelli: “Troppe perdite, serve una mediazione tra club di Superlega e UEFA”

Alessandro Birindelli

di Dimitri Conti

Alessandro Birindelli intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini TMW radio

L’ex difensore Alessandro Birindelli è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. L’intervista inizia inevitabilmente dal tema Superlega: “Il mio pensiero è quello di un po’ tutti: grande stupore e preoccupazione, le parole usate in questi momenti sono abbastanza pesanti. La gente ha l’impressione che sia una cosa grave e complicata. Ragionando da persona di calcio e di mondo penso che siamo alla sfuriata iniziale di due parti che ora devono mediare, per il bene di tutto il movimento”.

Non sarà difficile tornare indietro?
“Io capisco le motivazioni, ma se ognuno rimane dalla sua parte impuntandosi, e faccio l’esempio italiano, ci pensate a fare un campionato senza Inter, Juventus e Milan? Quale sarà il movimento economico intorno alla Serie A? Ecco perché oltre ad avvocati ed intermediari, qualcosa si dovranno dire. Le forzature e le dichiarazioni di questi giorni per me vanno prese nella misura del fatto che si parla di una notizia bomba che ha portato a risposte di pancia”.

L’UEFA si è fatta trovare impreparata? Quanto ha contribuito a creare un sistema poco sostenibile?
“Quando si fanno le analisi bisogna guardare da entrambe le parti. Da un lato ci sono realtà con costi di gestione incredibili che portano a perdite annue costanti. Diciamo che l’UEFA in 10 anni non ha portato innovazioni né trovato soluzioni perché queste società riuscissero a sostenersi, né a trovare format che permettessero di chiudere in pari. Sono anni che Agnelli e gli altri presidenti hanno in mente questa Superlega, e non credo che nelle riunioni che ci sono sempre state non ne abbiano mai parlato. Come si può credere che abbiano fatto tutto di nascosto? Forse l’UEFA pensava di non arrivare mai a questo momento. Già a cose normali questi club riuscivano a malapena a gestire i costi, finendo quasi sempre in passivo, con la pandemia si sono mossi presidenti ed imprenditori lungimiranti alla ricerca di soluzioni. Non mi piace, perché si va contro il merito sportivo, ma capisco che gli stipendi debbano essere pagati, e che qualcosa debbano inventarselo”.

Da ex calciatore: il campionato cambia per chi gioca?
“Vi porto un esempio chiedendovi se le partite con spettatori o meno siano uguali. Già lì si vede la differenza d’adrenalina, e ci sono squadre che sono piatte forse perché hanno la minestra già pronta per l’anno successivo o giocatori che hanno la pancia piena grazie ai contratti di cinque anni fa. Il calcio che ho vissuto io andava oltre il soldo, a noi interessava solo arrivare prima degli altri. Se eri secondo, fallivi: non dormivi un mese e ti preparavi da subito per dimostrare sul campo che eri meglio degli altri. Già ora ho l’impressione di vedere delle partite in fotocopia, sempre il solito tema. Non vedo fame e coltello tra i denti nelle nuove generazioni, tranne Chiesa o qualche altro che però magari l’ha dentro di suo. Su quali valori si sta lavorando? Dei settori giovanili non interessa a nessuno…”.

Spesso si racconta un sistema perfetto. Sono favole?
“Si può fare una trasmissione intera per sviscerare il problema in Italia. Altrimenti sembra che si parli di cose che nessuno sa, ma ci sono società che vanno contro già dai settori giovanili. Serve un organo competente di controllo, che deve andare a vedere chi fa bene o meno, il problema è ben diverso da chi va o meno in Superlega…”.

Un rapido commento sulla Juventus in campionato?
“Se non stai attento al minimo particolare rischi veramente brutte sorprese, di squadre che possono darti fastidio ce ne sono e si è visto con l’Atalanta. Ci vuole uno spirito diverso, da combattente. Le partite finiscono oltre il novantesimo ormai”.

 

fonte: TUTTOmercatoWEB

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