Un mandato lampo di poco più di un mese si conclude con un addio inatteso, motivato da “inagibilità politica” e tensioni sull’ex Ilva. Cresce il coro politico che chiede stabilità e decisioni rapide.
di Redazione
Taranto, 29 luglio 2025 – Un fulmine a ciel sereno ha squarciato la già complessa scena politica tarantina: il sindaco Piero Bitetti, eletto lo scorso giugno e in carica da appena un mese, ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato. La decisione, inaspettata e dal forte impatto, sarebbe maturata a seguito di crescenti tensioni e di quella che lo stesso primo cittadino ha definito una condizione di “inagibilità politica”. Al centro della vicenda, l’intricata e spinosa questione dell’ex Ilva e il controverso accordo di programma inter-istituzionale.
La sera di lunedì 28 luglio è stata cruciale. Bitetti aveva incontrato nel tardo pomeriggio i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e della società civile per discutere proprio dell’accordo sull’ex Ilva, un tema che infiamma la città e che avrebbe dovuto essere all’ordine del giorno del consiglio comunale monotematico previsto per mercoledì 30 luglio. Nel frattempo, piazza Castello, antistante il Municipio, era gremita di cittadini manifestanti, palesemente contrari all’intesa.
Secondo le ricostruzioni, subito dopo l’incontro a Palazzo di Città, un gruppo di manifestanti avrebbe fatto irruzione nell’androne del Municipio, bloccando il portone e impedendo al sindaco di allontanarsi. La contestazione è salita di tono, con slogan e momenti di tensione che avrebbero preso di mira anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il primo cittadino si è ritrovato letteralmente assediato.
È in questo contesto di forte pressione e presunte intimidazioni che Piero Bitetti, espressione del movimento politico “Con” vicino al governatore Emiliano e sostenuto dal Partito Democratico, avrebbe maturato la drastica decisione. La lettera di dimissioni, depositata all’Ufficio Protocollo, denuncia esplicitamente una condizione di “inagibilità politica” venutasi a creare anche a seguito di atteggiamenti ritenuti minacciosi da parte di alcuni attivisti. Il sindaco stesso ha dichiarato di aver ricevuto minacce legate al dossier Ilva, non sentendosi più nelle condizioni di esercitare il suo ruolo.

Adolfo Urso (ANSA)
La decisione di Bitetti riapre ora la partita sull’accordo di programma per la riconversione dello stabilimento siderurgico di Taranto. L’accordo, la cui firma è in programma il 31 luglio a Roma al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza del ministro Adolfo Urso, rischia seriamente di saltare.
La repentina mossa di Bitetti ha scatenato immediate reazioni nel panorama politico locale. Il Consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Luca Lazzaro, ha espresso la sua posizione con fermezza in una nota stampa, condannando ogni forma di violenza ma sottolineando la necessità di chiarezza e responsabilità.
«Premesso che ogni forma di violenza, verbale o fisica, va condannata con fermezza,» ha dichiarato Lazzaro. «Le dimissioni del Sindaco non sono un atto simbolico, né un messaggio politico da ritirare entro venti giorni. O si governa o si va a casa. Ma con serietà e rispetto verso la città.»
Il consigliere ha poi rincarato la dose, chiedendo trasparenza e coraggio al Sindaco: «Taranto merita chiarezza, non giochi di potere. Se il Sindaco è stato minacciato o ha subito pressioni – ha tutta la mia personale solidarietà –, ma lo denunci con forza, nelle sedi opportune, e guidi la città con il coraggio che il ruolo impone. Se invece ha deciso di non essere nelle condizioni di esercitare il mandato, allora lasci davvero. E lo faccia subito.»
Lazzaro ha criticato duramente l’ipotesi di un ritiro delle dimissioni all’ultimo momento, definendola un “teatrino” inaccettabile: «Quello che non è accettabile è un teatrino in cui si annunciano le dimissioni per poi ritirarle all’ultimo secondo. Taranto non può permettersi incertezze, tentennamenti o colpi di scena.»
La sua conclusione è un appello alla responsabilità per il futuro della città: «Serve una guida stabile, determinata, all’altezza delle sfide che la città ha davanti. Se questa guida non c’è, si apra una fase nuova. Ma con dignità e responsabilità.»
Il sindaco ha ora venti giorni per ritirare le dimissioni, ma l’aria che si respira a Taranto è pesante e la crisi politica appare profonda, con la città che si trova ancora una volta di fronte a un futuro incerto, appeso alle sorti di uno stabilimento che continua a dividere e a infiammare gli animi. La pressione è alta affinché si trovi una soluzione stabile e si ponga fine a quella che molti definiscono una fase di paralisi politica.
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