TikTok vietato negli Stati Uniti: cosa succede adesso?

La Camera ha approvato una legge che impone all’azienda cinese ByteDance di vendere l’app oppure quest’ultima sarà vietata in tutti gli Usa. Ma come funziona TikTok? E perché desta preoccupazione nei governi occidentali? E come farà il Governo americano a imporre un divieto reale?

di Federico Cella

Oggi, mercoledì 13 marzo, la Camera dei Rappresentati americana ha approvato a larga maggioranza la legge che apre la strada al divieto ad usare TikTok negli Stati Uniti: ByteDance, la holding cinese che la controlla, ha sei mesi di tempo per vendere la piattaforma a capitali occidentali. L’app, conosciuta in Cina con il nome di Douyin, negli anni – è stata creata nel 2016 per essere poi unificata alla già lanciata Musical.ly nel 2017 – è cresciuta di popolarità in modo verticale, arrivando a totalizzare più di un miliardo di utenti attivi ogni mese, con gli Stati Uniti in prima fila come numero di utenti (a marzo dell’anno scorso, TikTok festeggiò i 150 milioni di utenti al mese). Quasi fin dagli inizi però, il marchio di proprietà cinese ha dovuto affrontare dubbi occidentali sulla sicurezza del trattamento dei dati degli utenti e sui suoi legami con il governo di Pechino. Come scrive Massimo Gaggi, Bytedance proprio quando pensava di «essere uscita dal mirino dei politici di Washington, visto che Joe Biden la sta usando per la sua campagna elettorale e che adesso Donald Trump ce l’ha più con Facebook», si è invece ritrovata al centro del dibattito politico delle Presidenziali. Fino ad arrivare al voto di oggi. Che la società, tramite le parole di un portavoce, ha commentato così: «Questo processo è stato condotto in segreto e il disegno di legge è stato portato avanti per un’unica ragione: bannare TikTok. Ci auspichiamo che il Senato consideri i fatti, ascolti i propri elettori e comprenda l’impatto sull’economia, sulle 7 milioni di piccole imprese e sui 170 milioni di americani che utilizzano la nostra piattaforma».

Chi la proprietaria cinese Bytedance

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Shou Zi Chew, amministratore delegato di Bytedance

Come detto, TikTok è di proprietà della cinese ByteDance, fondata nel 2012 dall’imprenditore cinese Zhang Yiming. L’azienda ha sede a Pechino ma è registrata nelle Isole Cayman, con uffici di localizzazione e per la vendita pubblicitaria in tutta Europa e negli Stati Uniti. Sempre di proprietà di Bytedance è anche un’altra app disponibile nei Paesi occidentali: si tratta del software di editing video CapCut, anch’esso incredibilmente popolare nella generazione Z, proprio come strumento per creare video semplici da lanciare in Rete. L’imprenditore Shou Zi Chew, di Singapore, è l’amministratore delegato della piattaforma, anche se molti analisti ritengono che sia ancora Zhang Yiming a prendere le decisioni chiave.

Il successo, e i dubbi sulla privacy dei dati

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Il successo di TikTok, nata come «l’app dei balletti» e cresciuta grazie al fenomeno dei «video di lip-sync» (sostanzialmente cantare – o recitare – in playback su un brano musicale o un film famoso), dipende dal funzionamento del proprio algoritmo. Che nella sezione «Per te», la più utilizzata dell’app, propone agli utenti un flusso senza interruzione di video brevi, secondo le preferenze raccolte da ogni singolo utente. Come tutte le app social gratuite, TikTok raccoglie i dati degli utenti per migliorare il proprio feed e far convergere pubblicità mirate. La nascita cinese ha però creato preoccupazioni in molti governi, perché il timore è che le informazioni raccolte su così vasta scala possano essere condivise con il governo del Paese. Cosa che ByteDance ha sempre negato accada e possa mai accadere. Nel 2023 diverse istituzioni – tra cui l’Unione Europea e la Casa Bianca – hanno vietato al personale di utilizzare l’app sui telefoni di lavoro. Il governo cinese ha sempre negato ogni intromissione nella app. Lo scorso anno fu il ministro degli Esteri, Mao Ning, a prendere posizione in modo deciso: «Non abbiamo mai chiesto né chiederemo mai di raccogliere dati e informazioni in altri Stati con mezzi che violano le leggi locali», per poi aggiungere: «La parte americana dovrebbe rispettare seriamente i principi dell’economia di mercato e della concorrenza leale, smettere di sopprimere irragionevolmente le aziende di altri Paesi e fornire un ambiente aperto, equo, giusto e non discriminatorio per le aziende di tutto il mondo». Dalla parte di TikTok, sempre nella primavera del 2023, è stata avanzata una proposta di soluzione: Project Texas (per gli Usa) e Project Clover (per l’Europa), con l’obiettivo di portare i dati di tutti i cittadini americani ed europei sui rispettivi continenti di residenza.

Cosa succede ora negli Stati Uniti

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Con l’approvazione della legge, ora Bytedance avrà sei mesi di tempo per vendere TikTok a un capitale occidentale. Oppure la conseguenza sarà l’inibizione dell’accesso all’app su tutto il territorio americano. Così come succede in India fin dal 2020. Perché il divieto possa però essere un successo, la strada può non essere così semplice. Il Governo americano dovrebbe ordinare ad Apple e Google di eliminare l’app dai rispettivi store statunitensi. In questo modo sarebbe impossibile scaricare TikTok, ma chi ha già l’app installata sul telefono potrebbe continuare ad usarla, ma non aggiornarla. Ci sono però diversi metodi per aggirare questo blocco, cambiando per esempio la regionalità dello store, oppure per gli utenti Android semplicemente utilizzare «negozi» alternativi o scaricare l’app direttamente da browser. L’unico modo per ottenere un blocco effettivo e definitivo sarebbe quello di concertare con le due big tech degli smartphone, appunto Apple e Google, l’invio sui telefoni di continui aggiornamenti che di fatto impediscano in modo specifico il funzionamento dell’app.

 

fonte: Corriere della Sera

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