AstraZeneca, il professore tedesco che studia le trombosi: “Usare mezza dose di vaccino può essere una soluzione. Va sperimentata”

Andreas Greinacher, ordinario di Immunologia dell’ateneo tedesco di Greifswald, in conferenza stampa conferma che la proposta del collega italiano Mauro Minelli debba essere valutata per evitare i rari casi di trombosi cerebrale grave, di cui lui stesso ha analizzato la causa e il possibile trattamento

di Daniele Fiori

Usare mezza dose di vaccino AstraZeneca può essere una soluzione per evitare i rari casi di trombosi cerebrale grave che si sono verificati dopo le somministrazioni del composto a vettore virale sviluppato dall’azienda anglo-svedese. La proposta avanzata dall’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata, viene appoggiata anche dal professore Andreas Greinacher, ordinario di Immunologia dell’ateneo tedesco di Greifswald, che insieme alla sua equipe di ricercatori ha concluso che le reazioni avverse al vaccino vengono scatenate da una reazione immunitaria, a sua volta molto rara, che attiva gli anticorpi e quindi innesca la trombosi.

“Negli studi di fase III chi ha ricevuto metà dose del vaccino Vaxzevria non ha generato un livello di anticorpi immunizzanti più basso” rispetto a chi ha ricevuto la dose piena, ha spiegato il professor Greinacher nel corso di una conferenza stampa internazionale, a cui ilfattoquotidiano.it ha partecipato. Allo stesso tempo, gli effetti collaterali “sono stati più deboli”. Per questo, sostiene lo scienziato tedesco, “bisogna valutare questa soluzione e studiarla. È solo un’ipotesi – ha aggiunto – ma potrebbe aiutare a ridurre le reazioni avverse e raggiungere comunque l’obiettivo di sviluppare anticorpi” contro il Covid. Greinacher ha quindi confermato di aver consultato autorità sanitarie ed esperti in vaccinazioni per chiedere di testare questa semplice soluzione: dimezzare la dose di Vaxzevria.

L’immunologo Minelli all’Adnkronos Salute ha spiegato: “C’è chi ha supposto che, a fronte di dosi più basse di vaccino, si attivino risposte immunologiche più contenute e, per questo, non in grado di evocare reazioni infiammatore significative dalle quali potrebbe scaturire la produzione di anticorpi anti-Fattore Piastrinico 4, a loro volta capaci di innescare la reazione trombotica”. Proprio gli scienziati tedeschi dell’Università di Greifswald, con uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The New England journal of medicine, hanno concluso che la somministrazione del vaccino AstraZeneca innesca una reazione che è molto simile a una trombocitopenia indotta da eparina (HIT) di tipo 2, in cui appunto si formano anticorpi contro il complesso fattore piastrinico 4 (PF4)-eparina. “Collateralmente – proseguiva Minelli – il basso grado di infiammazione immuno-indotta da una dose di vaccino meno aggressiva, sembra aver contribuito a generare livelli di anticorpi immunizzanti un po’ più alti rispetto a quelli prodotti dopo vaccinazione AstraZeneca a dose piena. Allora, se queste sono le evidenze che potrebbero essere semmai confermate da valutazioni osservazionali più allargate, perché – ha proposto l’immunologo – non verificarne la fattibilità sul campo facendo di necessità virtù?”.

Greinacher nel corso della conferenza stampa ha ricordato che le trombosi cerebrali gravi dopo la vaccinazione sono “un fenomeno che si sviluppa in pochissime persone” rispetto alle milioni di somministrazioni. Anche per questo, “al momento non è possibile prevedere o prevenire la trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino (VITT)”. Così come “al momento non sappiamo perché il meccanismo si scatena in alcuni individui e in altri no. Non c’è al momento nessun modo per fare previsioni“, ha chiarito il professore tedesco. L’unica certezza è che “i casi sono stati finora segnalati in persone giovani”, ma anche sulla possibilità di sviluppare una reazione dopo la seconda dose Greinacher non ha voluto sbilanciarsi. Anche il vaccino di Johnson&Johnson sarà oggetto di un’analisi per quattro casi di trombosi segnalati negli Stati Uniti, ma all’università di Greifswald finora “non abbiamo trovato un paziente VITT che si è vaccinato con un altro vaccino” che non fosse AstraZeneca. “Abbiamo letto delle notizie su Johnson&Johnson, ma non abbiamo esperienza diretta”, ha spiegato Greinacher.

Che invece ha voluto ribadire la necessità di riconoscere per tempo una eventuale trombocitopenia trombotica immunitaria indotta dal vaccino AstraZeneca, tramite un test di screening che rileva la presenza degli anticorpi anti-Fattore Piastrinico 4. “Al momento non è possibile prevedere questo meccanismo o prevenirlo prima della vaccinazione. Quindi possiamo solo aspettare che si sviluppano i sintomi critici e poi effettuare il test”, ha spiegato Greinacher. I sintomi dell’effetto collaterale avverso includono vertigini, mal di testa, disturbi visivi, nausea, mancanza di respiro, dolore acuto al torace, all’addome o alle gambe: si verificano almeno cinque giorni dopo la vaccinazione.

 

fonte: Il Fatto Quotidiano

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