CINA | Nei mesi di lockdown, i morti di Wuhan sono cresciuti del 56%

di Wang Zhicheng

L’incremento è dovuto quasi totalmente al Covid-19. Nei soli primi tre mesi del 2020 le vittime della pandemia dovrebbero essere almeno 45.320. Il governo cinese finora ha denunciato solo 4.636 morti per tutto il Paese e 3.869 morti per Wuhan. Foreign Correspondents’ Club: Il personale medico di Wuhan ha ricevuto minacce perché non rilasciasse interviste ai giornalisti.

Pechino (AsiaNews) – Nei primi tre mesi dello scorso anno, Wuhan ha avuto un incremento del 50% nel numero di morti rispetto al 2019. È il risultato di una ricerca pubblicata dal British Medical Journal, in collaborazione con il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Estrapolando le cifre, emerge che i morti per Covid-19 nella sola Wuhan e per i soli primi tre mesi dovrebbero essere almeno 45.320. Il governo cinese finora ha denunciato solo 4.636 morti per tutto il Paese e 3.869 morti per Wuhan.

La ricerca non si spinge fino a questo punto. Essa mostra però che nei primi tre mesi del 2020, la mortalità in tre distretti centrali di Wuhan (dove la pandemia ha colpito di più) è cresciuta del 56% (1147 persone ogni 100mila abitanti, ossia un incremento del 56%: l’anno precedente erano 735 su 100mila). La maggior parte di queste morti sono dovute al Covid-19 e in minima parte a polmoniti sconosciute. In tutta la città di Wuhan, che comprende 11 distretti, vi è stato un incremento della mortalità anche per altre malattie, come disturbi cardiovascolari e diabete, che hanno registrato incrementi del 25% e del 50%.

Fin dall’inizio dell’emergenza, il governo locale ha fatto di tutto per nascondere la gravità della crisi, nascondendo l’epidemia, bloccando le notizie, minacciando giornalisti e dottori, diffondendo cifre al ribasso.

Uno squarcio di verità (inconfessata) è venuto a fine marzo 2020, quando il governo di Wuhan ha permesso la sepoltura delle ceneri dei defunti: per diversi giorni, centinaia di migliaia di persone hanno fatto la fila ai forni crematori per ritirare le ceneri. E anche allora il calcolo approssimativo è stato di circa 45mila morti.

Per tutto questo periodo il governo ha anche cercato di fermare il lavoro di giornalisti stranieri. Nel suo rapporto annuale diffuso in questi giorni, il Foreign Correspondents’ Club in Cina afferma che in nome del Covid vengono applicati a giornalisti restrizioni e controlli supplementari.

Almeno al 42% di loro è stata vietata l’entrata nel posto che si voleva visitare, citando rischi per la salute e la sicurezza. Il rapporto afferma anche che lo staff medico di Wuhan ha subito interrogatori dalle autorità e minacce per non accettare interviste dai giornalisti.

fonte: Asia News

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