«Devi morire con un tumore al cervello». L’insulto choc del tifoso alla giornalista durante la diretta tv. Contro di lei anche commenti sessisti, scatta la denuncia

Claudia Carbonara

Insulti e bestemmie arrivati via social durante la trasmissione “Tribuna centrale” di Antenna Sud a Claudia Carbonara, “colpevole” secondo il tifoso di aver fatto durare pochissimo il collegamento per Casarano-Gallipoli

di Claudio Tadicini

Il collegamento col campo dove sta giocando la sua squadra del cuore dura troppo poco e un tifoso si scaglia contro la conduttrice della trasmissione sportiva, insultandola e augurandole «un tumore al cervello». Stavolta ad avere avuto a che fare con idiozia e odio gratuiti è stata la giornalista Claudia Carbonara, 45 anni, professionista barese in forza all’emittente pugliese Antenna Sud e conduttrice della trasmissione “Tribuna centrale”, in onda anche in streaming su Facebook, che ogni domenica pomeriggio racconta in diretta le partite delle squadre pugliesi e lucane militanti in serie D. Nel bel mezzo del programma, però, sono giunti via social insulti, bestemmie e l’augurio di ammalarsi: “P……”, “t…..”, “speriamu tumore an capu” (ti auguro un tumore in testa, ndr). Il tutto per un collegamento ritenuto troppo breve: «20 secondi ti colleghi a Casarano… barese di m…. ».

Come sta? Che cosa è successo?
«Sono stati due giorni un po’ bruttini. Ma oggi sto meglio, mi sto riprendendo. Durante la trasmissione, mi sono collegata con l’inviato che a Casarano seguiva il derby salentino tra Casarano e Gallipoli, proprio nel momento in cui la squadra ospite ha segnato, trasmettendo in diretta il gol. Subito dopo mi sono spostata su un altro campo di gioco, ma poi è comparso nella chat il messaggio da parte di un tifoso gallipolino. Non me ne ero accorta, quando l’ho letto sono rimasta basita. Ho interrotto qualsiasi collegamento e l’ho letto in diretta, sottolineando la sua gravità».

Le era mai accaduto in passato? 
«In 21 anni che faccio questo mestiere mi è stato detto di tutto, ma l’augurio di avere un tumore al cervello non posso e non riesco a perdonarlo. Né posso fare finta di niente. Augurare una cosa così brutta solo per il fatto di essermi collegata poco tempo col suo Gallipoli mi mette una tristezza infinita, uno sconforto incredibile. Pian piano sto recuperando, ma non sono stati affatto giorni facili».

Qual è stata la sua reazione?
«Il messaggio è arrivato quando mancava ancora un’ora al termine della trasmissione. Innanzitutto ho ritenuto giusto leggerlo, ma per tutto il resto del programma mi tremava la voce e avevo anche un po’ di tachicardia, perché ero rimasta molto scossa. Per la tipologia di trasmissione, non potevo continuare ad essere arrabbiata o scossa, quindi ho finto di essere tranquilla, ho cercato di essere simpatica fino alla fine, ma avevo la morte nel cuore. Mia figlia e la mia famiglia hanno assistito a tutto da casa: ho dovuto fare buon viso a cattivo gioco anche per loro, soprattutto per loro. Quando sono tornata a casa, però, ho avuto uno sfogo, ma mio marito Lorenzo mi è stato molto vicino. La notte non ho dormito granché, ma grazie all’affetto che mi è arrivato dal direttore Gianni Sebastio e dall’editore Mino Distante, che mi sono stati molto molto vicini, non mi sono sentita sola».

Cosa direbbe a questa persona?
«Pensa a tuo figlio, a quel giorno quando leggerà questa intervista. Migliora per lui».

Quanto le è accaduto influenzerà la sua attività di giornalista?
«No, perché ho avuto la vicinanza dell’azienda, che mi sosterrà anche sul piano legale. Però certamente guarderò con più distacco il mondo del calcio. Se accade questo perché per un tifoso il collegamento è stato troppo breve, tutto deve essere preso davvero con le pinze. Da oggi sono un po’ più distaccata rispetto al mondo del calcio, questo sì».

Odio, offese e molestie sessuali nei confronti di giornaliste sportive: cosa si può fare per fermare tutto ciò?
«Sicuramente si può educare e, nel nostro piccolo, cercheremo di sollevare un forte disappunto qualora dovesse accadere ancora. Principalmente credo che vadano educati gli uomini, sin da quando son piccoli, al fatto che le donne siano uguali a loro anche nel mondo sportivo. Anzi, in conduzione, sono anche più presenti rispetto ai colleghi uomini. Che se ne facciano una ragione e abbiano un po’ più di rispetto, sempre e comunque, anche dietro una scrivania o una testiera».

Ha già sporto denuncia? È stata vittima in passato di episodi analoghi?
«Si, l’ho denunciato per diffamazione aggravata. Purtroppo è accaduto anche in passato, e sempre sui social, ma ho denunciato e ho vinto tutte le cause. Il lavoro di giornalista sportiva ti espone a giudizi e critiche, perché puoi essere apprezzata oppure non apprezzata. Le offese personali, alla mia integrità di donna, le allusioni sessuali riguardo il mio mestiere da giornalista però non possono essere tollerate».

Oltre che dai colleghi, dal direttore e dall’editore, ha ricevuto altre manifestazioni di solidarietà?
«Si, sia dai tifosi del Gallipoli e da quelli del Casarano, non solo pubblicamente ma anche con messaggi in privato. Si sono dissociati, ma so che loro non centrino nulla: è solo questa persona che deve pagare per quello che ha fatto e che merita di essere giudicato da qualcuno che non sia io».

 

fonte: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

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