I documenti della Cia. Sono ritornati i dischi volanti. Ma forse gli alieni siamo noi

Oggetti e fenomeni aerei «non identificati» oppure «sconosciuti». La linea della trasparenza apre scenari inediti: chi sulla Terra può disporre di questa tecnologia?

di Umberto Folena (Avvenire)

Per essere fanfaluche meritevoli di derisione, i dischi volanti ne hanno mobilitati di studiosi, energie, finanziamenti e relativi gruppi di lavoro. Perfino Carl Gustav Jung se ne occupò per anni, fino a pubblicare nel 1958 Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo, titolo fuorviante per chi, evitando di leggere il saggio ma credendo di averne compreso il senso, disse e dice: ecco, per Jung i dischi volanti appartengono alla mitologia, ossia alla fantasia, insomma non esistono. Jung scrisse ben altro e la sua si aggiunge a un’infinita serie di interpretazioni sulla natura delle strane cose che molti vedono in cielo.

La sigla più nota per indicarle è Ufo, che sta per Unidentified (o Unknow) Flying Objets, oggetto volante non identificato o ignoto, ma che oggi molti vorrebbero sostituire con Uap, Unidentified Aerial Phenomenon (fenomeni aerei non identificati), perché Ufo è irrimediabilmente legato agli alieni, e invece molti sono convinti che gli Uap siano cose di questo mondo, nostrane. Un nuovo rapporto è atteso nelle prossime ore: conterrà davvero qualcosa di clamoroso, fornendo dati inediti? Svelerà misteri o semplicemente confermerà che sono misteri tuttora insoluti? Se ne parla con più entusiasmo da quando diverse migliaia di documenti della Cia sono stati desecretati, finendo in gran parte nel sito The Black Vaul. In particolare a finire migliaia di volte in televisione è stato il filmato realizzato nel 2019 dai piloti di caccia decollati dalla portaerei Omaha al largo di San Diego, con 14 oggetti misteriosi che schizzano di qua e di là, silenziosi, con virate che ridurrebbero un essere vivente in marmellata, per poi sparire, perfino inabissandosi. Tutto immortalato dai radar. Insomma, non la storiella della vecchina che afferma di essere stata rapita dagli alieni.

Un tempo si negava e nascondeva tutto, adesso no. Perché questo cambio di strategia? Perché la spiegazione accreditata come la più probabile è che si tratti di tecnologia terrestre; evolutissima e segreta, certo, ma non certo aliena. Nulla di strano che in basi segrete – ma neanche troppo, se la più sospettata è la celebre Area 51 nel Nevada – si progettino prototipi eccezionalmente evoluti che nei loro giri di prova finiscono inevitabilmente intercettati. Niente paura, quindi. Non sono perfidi alieni invasori; non sono neppure allucinazioni, che non finirebbero sui radar né colpirebbero dozzine di militari in perfette condizioni psicofisiche. È tutta roba dello zio Sam, che al momento opportuno ce ne metterà a parte. O forse no, terrà tutto segreto per superiori motivi di sicurezza.

Può darsi che sia proprio così. Tuttavia anche questa spiegazione, come tutte quelle finora avanzate, nessuna esclusa, non riesce a spiegare tutto. Gli Ufo, o se preferiamo gli Uap, esistono pressoché da sempre. Gli Usa sono in possesso di super-tecnologie da sempre? E se possono svolazzare senza apparente sistema di propulsione di qua e di là, perché insistono a usare propellente chimico, anche per la conquista dello spazio, che con quei giocattoli visti e certificati dalla Omaha sarebbe un gioco da ragazzi? Non poter rispondere a queste e altre domande, non significa necessariamente che la teoria ‘terrestre’ dei dischi volanti sia sbagliata. Significa che per ora è debole, come tutte le altre. E la difficoltà è appunto distinguere tra le diverse debolezze, tra teorie dotate di peso scientifico e altre costruite su fantasie e congetture. Ad esempio, c’è chi ipotizza che gli Ufo-Uap siano sì tecnologia terrestre, ma proveniente dal futuro. Gli omini grigi sarebbero esseri umani del nostro futuro remoto in viaggio a ritroso nel tempo per motivi a noi ignoti: storici antichi? Turisti? Raccoglitori di souvenir del passato? La fantasia galoppa.

La teoria terrestre dovrebbe essere in grado pure di spiegare perché i dischi volanti comincino a essere fenomeni di massa nell’immediato dopoguerra, allo scoppio delle prime bombe atomiche, prendendo formalmente la denominazione di dischi volanti nel 1947, anno del più chiacchierato e fantasticato fenomeno Ufo della storia, lo schianto di Roswell, nel New Mexico. Disco volante con omini grigi a bordo o pallone sonda? Occorrono quarant’anni di silenzi delle autorità e fantasie sfrenate per la spiegazione ufficiale che dovrebbe togliere ogni dubbio: furono i detriti del pallone sonda numero 4 del Progetto Mogul, lanciato da Alamogordo, dotato di microfoni per rilevare le onde sonore generate da eventuali missili balistici sovietici e di sensori per esplosioni nucleari in atmosfera; i corpi ritrovati erano manichini. Fine. Se non che l’Urss nel 1947 non possedeva missili balistici e la prima bomba atomica russa fu fatta esplodere nel 1949. La spiegazione non spiega un granché.

La verità rimane ancora ignota e per questo i dischi volanti affascinano: lasciano ampio spazio sia all’indagine scientifica più rigorosa sia alla fantasia più sfrenata, e non sempre è facile distinguere tra le due. Ci provano dal 1969 al Mufon (Mutual Ufo Network), organizzazione no-profit nata nell’Illinois che oggi conta tremila membri in 40 paesi, con 600 investigatori accreditati, e una filiale italiana dal 2014. Registrano, indagano, scartano i tanti casi che hanno spiegazione naturali e mettono da parte quelli dubbi o del tutto misteriosi. Al Mufon sono convinti che qualcosa accada, in cielo. Ma sono i primi a mettere in guardia dalle bufale, dalle luci che si rivelano lanterne cinesi o proiezioni ottiche, fino ai meteoriti. Certo, se un oggetto vola a zig-zag la logica è in difficoltà… Il lavoro del Mufon può essere strumentalizzato per fare puro spettacolo. Ad esempio, le loro ricerche hanno dato vita a due serie di documentari televisivi, Hangar 1: the Ufo Files, mirabilmente tradotte in italiano Cospirazione extraterrestre. Se non vogliamo dare credito al Mufon, diamolo al Progetto Blue Book, andato avanti dal fatale 1947 al 1969, governativo e segretissimo, avviato proprio perché gli avvistamenti erano troppi per essere frutto tutti di menti malate.

E in Italia? Anche noi abbiamo avuto la nostra Roswell nella meno esotica Vergiate, non lontano dal Lago Maggiore, dove la mattina del 13 giugno 1933 precipita un velivolo misterioso. Questa è l’unica notizia certa, seguono congetture e fantasie. I resti pare furono portati nel vicino stabilimento della Siae Marchetti. Pare – tenetevi forte – che i piloti deceduti fossero biondi con gli occhi azzurri: alieni ariani? O banali tedeschi a bordo un prototipo? Della cosa si interessò il Gabinetto RS/33 dell’Ovra, coordinato da Guglielmo Marconi. I resti svanirono nel nulla. Meglio documentata, con migliaia di testimoni oculari, l’incursione di Ufo a forma di ali di gabbiano che nel primo pomeriggio del 27 ottobre 1954 apparvero sul Duomo di Firenze per poi dirigersi verso lo Stadio Comunale, dove l’amichevole Fiorentina-Pistoiese fu interrotta per ‘invasione aliena’, con giocatori, arbitro e pubblico a naso all’insù. Dal cielo piovvero misteriosi filamenti di ‘bambagia silicea’, come scrissero i giornali. Molto tempo dopo la spiegazione, per chi si accontenta. Quel giorno erano in corso esercitazioni militari con conseguenti riflessi nel cielo. E la strana nevicata fu il balloonig, o ‘effetto mongolfiera’, causato dalla migrazione aerea di alcuni ragni tramite una tela a paracadute. Forse è più ragionevole la teoria marziana ma tant’è, l’ufficialità è questa.

E Jung? Il grande psicanalista conclude che non si trattava né di allucinazioni né di oggetti meccanici, ma di visioni, o fenomeni paranormali, indotti dall’immensa paura verso un mondo minacciato da armi terrificanti e un futuro ignoto. Se non vi convince, pazienza. In effetti, niente è ancora del tutto convincente, e forse è bello così.

 

fonte: Avvenire

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