L’Italia è sempre più rossa. Così peggiora il quadro epidemiologico

foto LAPRESSE

Nuova accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale: 225,64 per 100.000 abitanti, rispetto a 194,87 per 100.000 abitanti della scorsa settimana. L’indice Rt sale a 1,16, in aumento rispetto all’1.06 della settimana precedente.

di Giovanni Rodriquez

Continua a peggiorare il quadro epidemiologico. Nella settimana 1-7 marzo si è registrata una nuova importante accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale: 225,64 per 100.000 abitanti, rispetto a 194,87 per 100.000 abitanti della scorsa settimana. Nel periodo 17 febbraio – 2 marzo, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,16 (range 1,02–1,24), in aumento rispetto all’1.06 della settimana precedente.

Come sottolineato nel report curato da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute il valore di Rt superiore a 1 indica che l’epidemia è in espansione, con il numero di casi in aumento.

Per quanto riguarda i cambi di colore attesi, rischiano il passaggio in zona rossa Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Trento, Bolzano, Piemonte, Veneto e Toscana. Queste andrebbero ad aggiungersi a Basilicata e Campania.

Abruzzo, Calabria, Liguria, Molise, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta in zona arancione.

La Sardegna resta in zona bianca

I dati segnalano inoltre un nuovo aumento del tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva: è stata superata la soglia critica del 30 per cento. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in questi reparti passa da 2.327 della scorsa settimana a 2.756 dell’attuale monitoraggio. Cresce anche il numero di persone ricoverate in aree mediche: da 19.570 ai 22.393 dell’attuale monitoraggio.

E ancora, si osserva un forte incremento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (50.256 contro i 41.833 della settimana precedente). Si mantiene stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (28,8 per cento). Aumenta, invece, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (37,8 per cento contro il 35,2 della settimana precedente). Infine, il 20,2 per cento dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nel 13,2 per cento non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico.

 

 

fonte: Il Foglio

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