Militare di Marina morto dopo vaccino Astrazeneca, la Procura dispone analisi in Olanda del lotto sospetto

Stefano Paternò era deceduto lo scorso 9 marzo a Misterbianco poche ore dopo la somministrazione del vaccino

Catania – Sono in corso a Bilthoven, in Olanda, la sede del Rivm, il National Institute for public health and enviroment, gli accertamenti disposti dalla Procura di Siracusa nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di Stefano Paternò, il militare morto lo scorso 9 marzo a Misterbianco (Catania), poche ore dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Si tratta di nuovi accertamenti tecnici irripetibili disposti per stabilire le caratteristiche dei contenuti nei flaconi del vaccino AstraZeneca relativo a sei lotti: ABV2856, quello somministrato al sottufficiale della Marina Militare morto poche ore dopo il vaccino, e altri cinque lotti: ABV6096, ABV5811, ABV3374, ABW1277 e ABW2586. Ad accompagnare in Olanda i lotti dei vaccini AstraZeneca, a bordo di un velivolo militare messo a disposizione dal Comando generale dei Carabinieri, insieme con i Nas di Catania, anche il pm Gaetano Bono. Si tratta dei lotti ancora sotto sequestro, dopo la morte di Paternò.

“Ma ho scelto di fare le analisi anche di altri 5 lotti, quindi di sei lotti in tutto”, spiega il magistrato raggiunto telefonicamente in Olanda dall’Adnkronos. Tre di questi lotti di AstraZeneca erano già finiti sotto la lente di ingrandimenti dell’Aifa per alcune verifiche in seguito alla morte di altre persone che avevano ricevuto il vaccino. “In più – aggiunge il pm Gaetano Bono – ho chiesto ai Nas di prendere altri due lotti a caso per fare un confronto”. “Ho chiesto sia al Rivm che all’Istituto superiore di Sanità quante fiale necessitassero per fare le analisi in maniera completa – dice – e gli olandesi mi hanno detto che ne servivano sei per ogni lotto”. Quindi sono state portate in Olanda dodici fiale del lotto ‘incriminatò, cioè il 2856, sei erano all’ospedale militare di Augusta (Siracusa), dove è stato somministrato il vaccino a Stefano, Paternò e le altre sei fiale sono state scelte a caso, “e in più ho fatto campionare altri lotti”. Per un totale di 42 fiale.

L’inchiesta, intanto, prosegue per verificare se davvero c’è una correlazione tra la morte del militare e la somministrazione del vaccino. “Le attività che stiamo facendo in discovery parallelamente all’esame autoptico – spiega il magistrato – siamo alla seconda fase che prevede tra le altre cose l’esame tossicologico”. Proprio ieri sono stati fatti i prelievi istologici. “Dopo l’autopsia – dice il pm – sono stati prelevati gli organi e sono stati messi in specifiche soluzioni che hanno ‘fissatò gli organi. Ieri è stato fatto il campionamento, con la presenza dei consulenti”. “Adesso aspetteremo le analisi istologiche aggiunge – che danno risultato sugli organi. E’ l’analisi cellulare per sapere se c’era qualche patologia a livello di organi e che non si conosceva. Nel frattempo stiamo facendo le restanti analisi, e i risultati li aspettiamo tra circa 15 giorni”. Sono una decina le Procure che indagano in Italia su casi sospetti. E la Procura di Siracusa, guidata da Sabrina Gambino, ha attuato un coordinamento investigativo. Sono quattro gli indagati nell’ambito dell’indagine di Siracusa. Si tratta di Lorenzo Wittum, in qualità di legale rappresentante di AstraZeneca Italia, e poi un medico e un infermiere dell’ospedale militare dove è stato somministrata la dose, e un medico del 118.

Ieri l’incontro a Linate, dove sono state portate le fiale dai Carabinieri che erano state prelevate dai Nas a Cremona “e abbiamo preso le altre scatole che contenevano i vaccini”. “Ho disposto che fosse rispettata la catena del freddo – dice il pm Gaetano Bono – abbiamo fatto una analisi di mercato approfondita per vedere in che modo e in quali condizioni potessero viaggiare”. “E abbiamo trovato un’azienda che ci ha fornito queste scatole che poi riescono a mantenere la temperatura – dice ancora il pm Bono – hanno dentro delle piastre che garantiscono la temperatura fino a 12 ore. E dentro ogni box c’era un datalogger, che è una specie di penna usb che registra durante tutto il trasporto la temperatura. E appena viene sconfezionata la scatola, il datalogger si inserisce nel computer e genera un pdf che da l’analisi della temperatura, minuto per minuto. Così abbiamo potuto valutare che tutti i vaccini hanno viaggiato nel rispetto della catena del freddo. Anche questo è stato oggetto di accertamento. E oggi si fanno le analisi vere e proprie. Che saranno fatte oggi e il prossimo 20 aprile”. Il risultato arriverà tra tre settimane. “Avrei fatto volentieri queste analisi in Italia – dice ancora il pm Bono all’Adnkronos – quindi ho cercato di vedere chi poteva farle, ma questo tipo di analisi non si possono fare in Italia. L’unico laboratorio europeo ufficiale deputato a questa analisi e al controllo di ogni lotto è il Rivm, in Olanda. Un altro è in Gran Bretagna perché con la Brexit hanno tutte le loro istituzioni. Quindi, in Italia non c’è il metodo certificato per fare la stessa analisi. Se l’avessero fatta in Italia non avrebbero potuto certificare che è stata fatta secondo il metodo stabilito per il rilascio del lotto che si chiama in inglese ‘Batch releasè. Un certificato che viene rilasciato prima che ogni lotto venga immesso nel commercio. Vanno a controllare tre cose: l’aspetto, l’identità e l’attività. In particolare, l’attività e l’identità sono i test più importanti che danno indicazioni certe riguardo al principio attivo. L’Istituto superiore di Sanità, quando mi ha scritto un paio di settimane fa, mi ha detto che non aveva implementato i metodi analitici per determinare l’identità del vaccino. Loro possono fare altri controlli, ma non questo”.
“Intanto lo facciamo in Olanda e parallelamente lo faremo in Italia”, aggiunge il pm Bono. “L’analisi vuole essere completa”, dice. “Il tutto è avvenuto in tempi record, noi non ci siamo mai fermati”, aggiunge. Il pm Bono è andato in Olanda non solo per verifica del rispetto della catena del freddo, ma per dare esecuzione all’ordine europeo di indagine penale. “E’ uno strumento importante di collaborazione tra autorità giudiziarie europee – sottolinea il magistrato – Quindi, l’Italia emette un ordine che viene eseguito volontariamente dalle autorità giudiziarie europee. Loro hanno fatto in modo che io facessi la mia indagine fuori dal territorio nazionale. E il tutto è stato fatto in tempi record”.

 

fonte: La Sicilia

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