Taranto, Francesco Vaccaro morì a 21 anni per una malattia autoimmune. La madre: sarà «il santo dei Tamburi». Via alla beatificazione

Francesco Vaccaro è morto a Taranto il 29 maggio del 2019, si era ammalato a 7 anni. «La malattia non gli ha impedito di essere vicino al prossimo

di Cesare Bechis

«Già a sette anni amava gli aspetti spirituali della vita e diceva con sicurezza che gli piaceva stare vicino a Gesù». Le parole di Milena, la mamma di Francesco Vaccaro morto a Taranto il 29 maggio del 2019 all’età di appena 21 anni per l’aggravarsi dell’anemia emolitica autoimmune che l’aveva colpito quando aveva solo 7 anni, spiegano bene perché la famiglia – papà Donato e fratello Giuseppe – sospinta da tante persone che hanno conosciuto le qualità di Francesco hanno avviato la procedura perché la Chiesa possa dichiararlo «beato». La malattia, pur condizionandolo pesantemente, non gli impedì di fare la sua vita, anzi ne esaltò le capacità di essere vicino al prossimo, la interpretò come un’occasione per meditare ancora di più e per sentire Gesù “come un vero amico”. «Posso dire – racconta la mamma di Francesco – che non ha potuto vivere le tappe della vita come gli altri ragazzi. In ogni caso è andato a scuola, ha studiato e ha preso il diploma di maturità in produzione industriale audiovisiva pur stando in ospedale. Lui diceva che non bisognava mai arrendersi e con questo spirito ha affrontato la sua patologia. Gli amici, i compagni e le persone che lo conoscevano ci hanno confermato di essersi trovati di fronte a un giovane speciale, di grande spiritualità, mai un lamento o un’insofferenza, mai una parolaccia, a scuola aiutava sempre i compagni , era sempre a disposizione degli altri. Insomma conduceva una vita esemplare con spirito cristiano».

Era un confratello del Carmine e l’anno della sua morte, avvenuta nel mese di maggio, aveva partecipato alla processione di Pasqua, ovviamente per un breve tratto e con l’aiuto di un minirespiratore, proprio come testimonianza di religiosità pregando per i bambini poveri e malati.
L’iter per la beatificazione è stato avviato da padre Eugenio Beni, parroco della chiesa Gesù Divin Lavoratore del quartiere Tamburi, con un’istanza inviata all’arcivescovo Ciro Miniero. La famiglia, intanto, sta preparando la documentazione da consegnare all’arcivescovo appena sarà fissato l’incontro. Contiene la biografia di Francesco e le testimonianze delle moltissime persone che, avendolo conosciuto, dicevano ancor prima che morisse «Per noi Francesco è già un santo» e si dichiaravano pronte a costituire un comitato a sostegno della canonizzazione. L’iter è ancora lungo e l’ultima parola spetta alla Santa Sede che deve concedere il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione. «Sarà il protettore dei giovani e dei bambini malati e dei genitori che perdono i propri figli conclude la mamma – tutti chiamavano il mio Francesco il guerriero con il sorriso».

 

fonte: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

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